PER L’ALLAMANO IL REFFO «NON È MENO SANTO» DEL MURIALDO

PER L’ALLAMANO IL REFFO Reffo

«NON È MENO SANTO» DEL MURIALDO1

 

Il Servo di Dio Eugenio Reffo (1843 – 1925),2Confondatore della Pia Società di S. Giuseppe (Giuseppini) fu il principale collaboratore di San Leonardo Murialdo anche per il Collegio degli Artigianelli. Fu pure superiore generale dal 1912 e dal 1919 ad honorem, fino alla morte in concetto di santità.

 

L’inizio vero3 dei suoi rapporti con l’Allamano si può far risalire all’indomani della morte di San Leonardo Murialdo, quando l’Allamano consigliò i Giuseppini di raccogliere le memorie del loro Fondatore, in vista di iniziare la causa di beatificazione.4 Questo consiglio dell’Allamano, proprio per la considerazione in cui era tenuto, è stato praticamente decisivo per dare il via alla causa canonica del Murialdo.5

 

Attraverso questi contatti, in Don Reffo maturò una profonda venerazione per l’Allamano, al punto che, dopo venuta a mancare la sua guida spirituale, il filippino P. Domenico Peretti, scelse l’Allamano come confessore e direttore spirituale. Per oltre 12 anni, ogni sabato, si recava al santuario della Consolata per la confessione settimanale e per ricevere consigli dall’Allamano.

 

Il clima che si è venuto a creare tra questi due santi sacerdoti è ben espresso in una testimonianza del sacerdote giuseppino P. Ottorino Todescato, che, da giovane, ebbe più volte il privilegio di accompagnare Don Reffo alla Consolata: «Ogni volta il can. Allamano me lo accompagnava fuori con segni di grande venerazione; e almeno un paio di volte mi disse sottovoce: “Abbiate cura, avete una reliquia”. Una di queste volte, di ritorno, mi disse don Reffo: “Che buono, che anima santa il can. Allamano!”. A me scappò a dire: “Già, tra voi vi conoscete!”. Non parlò più».6

 

L’Allamano parlò molte volte di Don Reffo con vera ammirazione, al punto da paragonarlo al Murialdo, suggerendo pure di raccoglierne le memorie in vista del processo canonico. Per ammirare la sintonia tra questi uomini di Dio, riportiamo prima qualche testimonianze e poi alcune parole dirette dell’Allamano circa le l’elevatezza spirituale del Reffo.

 

Circa le testimonianze: «Non ho conosciuto personalmente Don Reffo, ma ne sentivo parlare sovente dal nostro fondatore, can Allamano, come di un santo. Metteva soprattutto in risalto la grande devozione del Reffo alla Consolata».7 L’Allamano disse ai due Giuseppini: «Baciate la terra dove passa Don Reffo. Egli è un santo».8 «Il canonico Allamano dissemi dopo poco: “Dei vostri due fondatori, non saprei quale sia il più beatificabile”».9

 

Ci sarebbero tante altre testimonianze al riguardo,10 ma concludiamo con queste parole: «Questi [Don Reffo] era si può dire appena sepolto, che recatici alla Consolata col Superiore Generale per averne conforto e lume, incontravamo sulla soglia della sacrestia il can. Allamano, che ci dice: - Veramente la congregazione vostra ha fatto una gravissima perdita; ma tenete gran conto di tutte le cose e gli scritti di d. Reffo, ché egli non è meno santo e meno fondatore per voi dello stesso teologo Murialdo».11

 

Anche dalle parole dirette dell’Allamano riguardo Don Reffo dette agli allievi missionari, emerge la stima dell’Allamano per questo santo sacerdote. Qualche esempio: nella conferenza del 4 ottobre 1914, all’inizio dell’anno scolastico, incoraggiando a studiare: «Il Superiore Gen. Dei Giuseppini, P. Reffo, un uomo…tanti schiarimenti li piglio di lì […]».12 Il 1 giugno 191\6, alla chiusura del mese di maggio: «[…] Ebbene, il Superiore dei Giuseppini, D. Reffo fa il cinquantesimo anniversario della sua prima messa. È una festa bellissima! È un uomo di Dio, quello! Sapete. Tanto buono […]. Adesso fa il suo cinquantesimo di Messa. Cinquanta anni di Messe dette da un uomo così!».13 Nella conferenza del 2 luglio 1916: «Così il bravo D. Reffo, Superiore dei Giuseppini, il quale è già vecchio, e cieco…Dice: Mi pare di essere in una profonda torre, il Signore mi sostiene ma ho una malinconia…! […] È un sant’uomo, certo, ma lotta contro la malinconia».14

 

C’è una testimonianza di Luigi Falda, fratello Giuseppino e nostro ex, membro della prima spedizione. Dopo avere detto che l’Allamano lo aveva ottenuto per tenergli compagnia le domeniche pomeriggi (quando l’Allamano era solo perché gli altri andavano a passeggio), mentre lui si trovava a Torino per assistere il Reffo ammalato e cieco, tra il resto riferisce questo ricordo: «Il mio Rev.mo P. Superiore allora (generale) P. E. Reffo che assistevo e che ai miei occhi e credo dinanzi a Dio pareggiava in virtù e santità il Veneratissimo Canonico (sebbene di indole assai diversa) mi parlava sovente di lui e dovendolo accompagnare anche per via perché cieco del tutto, in una di quelle fervorose visite al Santuario della Consolata dove si faceva condurre ogni settimana, volle salutare il suo Direttore e Padre Spirituale il Sig. Rettore (il Servo di Dio) perché voleva fare l’ultima sua confessione e prendere il congedo, presentendo che non lontano era il giorno della separazione finale, e dopo un più lungo trattenimento in cui quelle due anime si comunicavano reciprocamente i beni e illustrazioni di cui erano favoriti dal cielo, ebbe luogo la scena più commovente che mai si ripete se non dai santi e che forse ebbe luogo nella separazione di S. Benedetto e S. Scolastica. Usciti dalla camera e presso la Sacrestia, l’uno e l’altro abbracciandosi e abbassandosi per baciare la mano al più degno, andavano come prostrati l’uno all’altro in modo sì tenero e commovente da strappare le lacrime, ben sapendo che uno era cieco e col capo tutto curvo sul petto come S. Alfonso de’ Liguori e l’altrro dolorante pei dolori alle giunture e costretto a reggersi con difficoltà.

Solo i loro due Angeli custodi potevano apprezzare e misurare l’umiltà e le doti virtuosissime dei due contendenti mentre il mondo distratto guardava con indifferenza e curiosità infantile».15

 

Concludiamo con la definizione sintetica che l’Allamano ha dato del Reffo, iniziando il commento alle costituzioni, nella conferenza agli allievi del 18 gennaio 1920 : «Un giorno un santo religioso, Don Reffo, (scriveva bene) mi domandò che cosa dovesse fare; ed io gli ho detto di scrivere un commento alle sue costituzioni. […]. Poi un giorno mi è venuto a trovare e mi diceva: “Aveva ragione! Se il Signore mi aiuta lo voglio fare!” – Sicuro! – Era quasi fondatore, era la mano destra del Superiore e quindi era pratico, aveva lo spirito, le intenzioni del Fondatore».16

 

 

1 I rapporti dell’Allamano con i Giuseppini e, in particolare con Don Eugenio Reffo, sono studiati da: BONA C., o. c., pp. 407 – 423, il quale riporta un articolo di Giovanni Milone C.S.I., già apparso sul “Tesoriere”, n. 3, 1982.

2 Il fratello pittore di Don Reffo, caposcuola d’arte nel Collegio degli Artigianelli, Enrrico Reffo (1831 – 1917) è stato valorizzato dall’Allamano per il quadro ufficiale del Cafasso, che si ammira ancora oggi alla Consolata.

3 Il Reffo e l’Allamano si conoscevano molto prima. Possediamo una lettera del Reffo, datata 3 luglio 1992, che ringrazia l’Allamano per il dono delle Meditazioni del Cafasso: cf. Lett., I, 455 – 456, con n. 1, nella quale P. Bona C. cita la documentazione che prova il rapporto tra l’Allamano e Don Reffo.

4 Lo afferma lo stesso Don Reffo, riportando il pensiero dell’Allamano circa il Murialdo, che cioè si può applicare al Murialdo: «quello che si disse di Don Giuseppe Cafasso: Era un uomo straordinario nell’ordinario»: REFFO E., Della stima di Santità del Teologo Murialdo, in Lettere Giuseppine, n. 17, luglio 1900, p. 2, riportato da BONA C., o. c., p. 413.

5 «Fin dall’anno scorso [1909], per invito del Rev.mo Can.co Allamano Giuseppe, Rettore della Basilica della Consolata, si erano incominciate trattative preliminari al processo informativo od ordinario per la Causa di Beatificazione del nostro Fondatore, Servo di Dio Teol. Leonardo Murialdo»: REFFO E., Cronistoria della Pia Società di S. Giuseppe dall’anno 1873 al 1923, ed. litografata [Torino 1923], p. 75, in BONA C., o. c., p. 414.

6 Citato da: BONA C., o. c., p. 417.

7 Testimonianza di P. Lorenzo Sales del 19 marzo 1971, in Arch. Della vice postulazione di Don Reffo nel Collegio degli Artigianelli.

8 Discorso di P. Felice Minghetti del 29 luglio 1964 durante il capitolo generale, che così commentava: «Il servo di Dio can. Allamano , già avanti nella via della santità ufficiale, se ne intendeva di santità e conosceva intimamente don Reffo»: in Arch. Della vice postulazione.

9 Relazione del Fr. Luigi Falda inviata nel 1925 al P. Maurizio Camosci, postulatore generale dei Giuseppini.

10 Cf. BONA C:, o. c., pp. 416 – 420.

11 Testimonianza di P. Maurizio Chamossi, che così commenta: «La parola del canonico Allamano, che aveva conosciuto bene il Murialdo, ma ancor meglio d. Reffo, è certo del massimo peso»: Lettere Giuseppine, p. 151.

12 Conf. IMC, II, 91.

13 Conf. IMC, II, 595.

14 Conf. IMC, II, 628.

15 Arch- IMC, Testimonianze F.

16 Conf. IMC, III, 385.

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