FRATERNA EMULAZIONE ALLA VIRTÙ FRA IL PALEARI E L’ALLAMANO

FRATERNA EMULAZIONE ALLA VIRTÙ Paleari

FRA IL PALEARI E L’ALLAMANO1

 

Che l’Allamano avesse un rapporto speciale con lo spirito e l’opera del Cottolengo è risaputo. Si è portato persino alla tomba del Cottolengo per chiedere lumi quando si trattava di fondare l’Istituto, senza contare che le prime suore missionarie sono state proprio le Vincenzine del Cottolengo..2

 

Tra l’Allamano e il Venerabile Francesco Paleari (1863 – 1939), alla Piccola Casa e Vicario della’Archidiocesi di Torino, maturò una buona amicizia sacerdotale. Al dire dello stesso Paleari, la conoscenza più vera ebbe inizio nell’autunno del 1986, quando giovane sacerdote, il Paleari prese a frequentare i corsi di morale al Convitto.

 

L’Allamano, forte della sua lunga esperienza esperienza, non ci mise molto a individuare le squisite qualità spirituali del Paleari. Così ben presto incominciò a valorizzarlo, prima come confessore dei sacerdoti al Convitto, poi come predicatore di esercizi spirituali al Santuario di S. Ignazio e anche come professore di filosofia agli allievi missionari.3 Il Paleari divenne di casa all’Istituto, anche dopo la morte dell’Allamano. Tra i due vigeva dunque una forte intesa. Sentiamo due belle testimonianze. La prima è quella del P. Alfredo Ponti, Missionario della Consolata, che ebbe a dire in una Commemorazione di Don Paleari: «Ma il vincolo di amicizia fra i Missionari della Consolata ed il Cottolengo si fece maggiormente sentito nella stima grandissima e nella profonda amicizia che legava quei due santi uomini. Don Paleari e il Ca. Allamano, che sapevano comprendersi magnificamente, sapevano stimarsi, apprezzarsi, lavorare concordi per la gloria di Dio. Poche volte ebbi il piacere di scorgerli assieme, ma era sempre bello vederli parlare fra loro, discutere, sorridere e ridere anche, usando fra loro quella famigliarità, quella semplicità, ed anche quella franchezza che solo le grandi amicizie possono permettersi».4

 

C’è una seconda testimonianza su questa intesa tra l’Allamano ed il Paleari. Ettore Bechis, primo biografo del Paleari, che conobbe e stimò entrambi, così si esprime: «Tra i due sacerdoti correva una mutua e fraterna emulazione di virtù».5

 

Per conoscere quanto il Paleari pensava dell’Allamano, si può leggere integralmente la testimonianza scritta, non datata, che egli ha inviato al P. L. Sales, in vista della biografia: «Del Venerato Canonico Giuseppe Allamano io conservo tutt’ora viva e santa memoria. Da quando Lo conobbi, frequentando la scuola di Morale al Convitto Ecclesiastico sino alla preziosa Sua morte, ebbi sempre per Lui grande stima ed affezione quasi filiale, tanta era la riverenza e la confidenza che m’ispirava la Sua Persona.

Nel 1893 Egli m’invitò a confessare i Sacerdoti Moralisti, e, sentendo la mia ritrosia, mi confortò dicendomi: “Quello che non saprà fare lei, lo farà la Provvidenza”. […].

Dieci ani dopo, m’invitò a predicare le meditazioni al Santuario di S. Ignazio; e ricordo benissimo con quanto prudenza, vigilanza e affabilità dirigeva colà a S.S. Spirituali Esercizi.

So che qui in Torino godeva fama di ottimo Confessore, Direttore Spirituale e di Consigliere non solo presso il popolo, ma anche presso i Signori e Nobili, Sacerdoti e Vescovi.

Taccio le altre benemerenze […]. In una parola fu un vero Sacerdote, Sacerdos Altissimi».6

 

Effettivamente il Paleari è sempre stato vicino all’Istituto dell’Allamano. Lo ha dimostrato anche incoraggiando i seminaristi Tommasini del Cottolengo ad entrare tra le fila dei Missionari della Consolata, accettando gli inviti dell’Allamano a predicare gli esercizi agli allievi missionari e, in modo speciale in occasione della morte del Camisassa.7 La vicinanza è divenuta particolarmente delicata e intensa durante la visita apostolica.8

 

 

L’apprezzamento dell’Allamano per il Paleari risulta, oltre che dai fatti già ricordati, anche dalle sue parole. Riportiamo un semplice avvenimento, in sé di poco conto, ma che spiega bene la mente dell’Allamano. Avendo percepito, nella comunità dell’Istituto, qualche insoddisfazione sulla predicazione degli esercizi spirituali da parte del Paleari, l’Allamano così commentò: «Hanno un bel cercare persone rinomate…ma uomini come Don Paleari non fanno forse tanta figura, c’è però lo spirito di Dio che parla in loro, ed è ciò che si sente e fa bene».9 Ecco una testimonianza, contraria a quella precedente, di P. A. Ponti, il quale riferisce che calcuni allievi missionari avevano fatto notare all’Allamano la loro delusione per i due predicatori, soprattutto se paragonati ad esercizi precedenti predicati l’anno precedente da Don Paleari: «Al che l’Allamano rispose prontamente: “Di Don Paleari, a Torino, ce n’è uno solo”. I Santi si conoscono e si stimano vicendevolmente».10

 

Concludiamo con il racconto dell’ultimo incontro tra i due uomini di Dio, avvenuto il 15 febbraio 1926, vigilia della morte dell’Allamano. Seguiamo il racconto di Sr. Paola Rossi, che ha assistito l’Allamano negli ultimi tempi: «In mattinata venne a fargli visita il can. Francesco Paleari della Piccola Casa con l’assicurazione che tutte le suore del Cottoleno pregano per lui. L’Allamano gli risponde: “Sì, per le cose di lassù”. – “Oh, ci sono delle catene – replica il can. Paleari – che tirano su, ma ce ne sono tante che tirano in giù e speriamo di vincere…”. – “No, no, che si faccia la volontà di Dio; non come quella gente lì (alludendo alle suore), che prega solo per le cose materiali”».11

 

 

1 Il rapporto tra l’Allamano e il Paleari è studiato a lungo da: BONA C., o. c., pp. 461 – 476.

2 Nella conferenza del 30 aprile 1920 alle Suore missionarie fece questa confidenza: «Prima d’incominciare l’Istituto io sono andato as pregare sulla sua [del Cottolengo] tomba. Naturalmente ho dovuto pregare e poi consigliarmi e ciò ho fatto non solo con i galantuomini di questa terra, ma anche con i santi. Gli ho detto: “Ha da fare questo Istituto o no? Veramente avrei più caro non farlo; la mia pigrizia vorrebbe quello. Anche voi avreste fatto tanto volentieri il Canonico, eppure avete fatto questa Piccola Casa, perché il Signore vi aveva chiamato per questo. Dunque, io devo farlo o non farlo?”. – quello che mi abbia detto non lo dico a voi»: Conf. MC, III, 67 – 68.

3 La stima dell’Allamano per il Paleari è confermata da altri fatti, tra i quali ricordiamo ancora che l’Allamano, richiesto da Roma di indicare un nome per l’ufficio di direttore spirituale al Collegio Urbano “de Propaganda Fide”, propose in prima istanza il Paleari: cf. BECHIS E., o. c., p. 169; cf. anche CRIVELLI L., Il venerabile Francesco Paleari, ed. San Paolo, Cinisella Balsamo (Milano) 2001, pp. 66 e 74.

4 In Agli Amici di Don Paleari, 2 (1984), 6 . 7, fasc. 3.

5 BECHIS E., Il Canonico Francesco Paleari, prete della SS. Trinità del “Cottolengo”, direttore spirituale del Seminario Metropolitano, provicario dell’Archidiocesi torinese, Pinerolo 1961, p. 37; rip. anche da BONA C., o. c., p. 462. Questa idea è riproposta da: CRIVELLI L., o. c., p. 106.

6 Arch. Postulazione, Testimonianze, 8, P.

7 Quando la congregazione fu colpita dalla grave perdita del Can. Camisassa, Don Paleari, si affrettò ad andare a fare le condoglianze al Superiore. Forse furono le più sentite e gradite al cuore del Can. Allamano. Fu notato che l’amico, mentre usciva dalla camera mortuaria, ripeteva: “Preghiamo, preghiamo”»: GALLICET L., I fioretti di Don Francesco Paleari, Chieri 1953, p. 138.

8 Cf. la documentazione riportata da: BONA C., o. c., 474, n. 39.

9 GALLICET L., o. c., p. 49.

10 PONTI A in Agli Amici di Don Paleari, N. 3, 1984, p. 8. BONA C., o. c., pp. 472 – 473, riportando questi episodi, precisa il rapporto tra di loro e li colloca nel periodo di tempo più esatto.

11 Riportato da TUBALDO I., o. c., IV, 674 – 675.

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