TRA DON RUA E L’ALLAMANO RECIPROCA STIMA E CONFIDENZA

TRA DON RUA E L’ALLAMANOMichaelRua

RECIPROCA STIMA E CONFIDENZA

 

Il beato Michele Rua (1837-1910), rettor maggiore dei Salesiani e primo successore di don Bosco, era direttore delle scuole quando l’Allamano entrò nell’Oratorio di Valdocco.1 Tra i due, anche data la differenza di età, non si è creato un rapporto confidenziale alla pari, ma dalle testimonianze che possediamo si intravede una chiara reciproca stima, come pure una bella confidenza. Il Rua, in particolare, trattava con cordiale spontaneità il suo antico discepolo. Nelle lettere, infatti, oltre a dargli del “tu”, si firma «tuo aff.mo Amico».

 

Il Rua è stato uno tra i prescelti dall’Allamano ai quali ha inviato in omaggio il libro delle “Istruzioni” che il Cafasso teneva durante gli esercizi al clero, come risulta dalla lettera di ringraziamento dell’11 luglio 1893. In essa si nota la stima che don Rua aveva per questo antico allievo, con il quale si complimenta per le iniziative riguardo al Cafasso: «Mille grazie del prezioso regalo che mi hai fatto delle istruzioni del tuo zio D. Cafasso. Tu hai compiuto un’opera molto meritoria perché di grandissimo vantaggio al Clero. Certo il Signore ne terrà gran conto».2 Con tutta probabilità, l'Allamano aveva inviato a don Rua anche il volume delle meditazioni del Cafasso, nonostante che non non sia stata conservata alcuna lettera di ringraziamento.

 

Possediamo altre lettere che confermano i rapporti tra i due sacerdoti, improntati sempre a grande stima e rispetto. Quando, per esempio, l’Allamano ha chiesto a don Rua di scrivere a nome dei Salesiani una petizione per l’introduzione della causa di beatificazione del Cafasso, ha ricevuto questa risposta il 27 aprile 1901: «Malgrado il buon volere non mi fu possibile prima d'oggi farti avere la supplica pel noto oggetto. Lungi da Torino ho trovato il ritaglio di tempo necessario all’uopo ed ora sono lieto di mandartela tutta scritta di mia mano come me ne hai espresso il desiderio». È simpatica la conclusione: «In compenso raccomanda a quel Sant’uomo di D. Cafasso il tuo Aff. mo Amico».3

 

Ancora il 20 agosto 1902, il Rua ha scelto l’Allamano tra le persone importanti alle quali chiedere la lettera postulatoria per introdurre la causa di beatificazione di don Bosco. Si tratta di una circolare, il cui tono è valido per tutti i destinatari. Qui si mette in rilievo il fatto che l’Allamano è stato scelto dal Rua come persona importante sia come fondatore di un istituto missionario e sia anche come speciale ex allievo.4

 

L'Allamano aderì volentieri a questa richiesta per la sua sincera venerazione a don Bosco e anche per la stima verso don Rua. È interessante notare come l'Allamano, nella sua supplica, abbia unito alla causa di don Bosco anche quella del Cafasso. Così, infatti, ha concluso la lettera: «[...] il sottoscritto fa umili voti presso la Santità Vostra perché si degni d'introdurre la causa [di don Bosco] unitamente [a quella del] Maestro di Lui il Servo di Dio D. Giuseppe Cafasso».5

 

C’è un altro segno di stima di don Rua per l’Allamano, quando gli ha chiesto l’autorizzazione di inserire il suo nome tra i componenti del Comitato Esecutivo in vista del “3° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani”, che è stato celebrato a Torino nei giorni 14-16 maggio 1903. L’Allamano ha aderito volentieri, chiedendo, però, di non far parte di nessuna commissione operativa, per mancanza di tempo.6 Tuttavia, pare che abbia partecipato almeno alla prima seduta del Comitato, nella quale si è deciso di fare una petizione al Papa Leone XIII per l’introduzione delle cause di beatificazione dei Servi di Dio Giuseppe Cafasso e Giovanni Bosco, a nome del Congresso dei Cooperatori Salesiani. Possediamo, infatti, la minuta di questa petizione, scritta personalmente dall’Allamano, il quale, forse, è stato incaricati di redigere il testo.7 Il “Bollettino Salesiano” annotava: «Ricorderemo il plauso e la generale soddisfazione di una domanda alla Santa Sede per l’introduzione della cause di beatificazione dei Servi di Dio Giuseppe Cafasso e Giovanni Bosco».8 (cfr. Il terzo Congresso dei nostri Cooperatori, Conclusione, in Bollettino Salesiano 27, 1903, p. 178, fascicolo di giugno)»: Lett., III, 522, n. 2.

 

Nel 1906, il Papa Pio X ratificava il decreto della Congregazione dei Riti, con il quale veniva introdotta la causa di beatificazione del Cafasso. Per lacircostanza i Salesiani unirono la data del 24 giugno, festa di S. Giovanni, da sempre destinata a celebrare l'onomastico di don Bosco, con quella del 23, anniversario della morte del Cafasso, partecipando così alla gioia comune che si viveva nella Chiesa di Torino. Il discorso d'occasione è stato pronunciato dal can. G. Colombero, autore della prima biografia del Cafasso. Nel giornale cattolico della diocesi del giorno 25, si legge: «Dopo di lui parlò per ultimo il Rettore Maggiore, D. Michele Rua: espresse la sua gratitudine al Santo Padre, all'Em.mo Cardinale […]; ringraziò il Rev.mo D. Colombero, e particolarmente il Rev.mo Can.co D. Allamano, degnissimo nipote del Ven. D. Cafasso».9

 

Nelle conferenze agli allievi, l’Allamano ha pure nominato il Rua, soprattutto per sottolineare la sua amicizia con l’Istituto e sempre con grande rispetto e stima. Per la conferenza del 25 aprile 1915, durante la quale trattava del tema dell'invidia, l'Allamano si era preparato con cura un'idea di cui era profondamente convinto. Così si legge nel suo manoscritto: «Oltre all'invidia individuale c'è anche un'altra invidia cattiva e da evitare, quella tra istituzioni e istituzioni. Fa pena vedere come talora religiosi sono invidiosi del bene e della prosperità di altri religiosi, non per santa emulazione…[…]. Non erano tali il Ven. D. Bosco e D. Rua, che per gli Artigianelli e per noi». Don Rua, dunque, era un modello di altruismo e presentato con sostenitore dell'Istituto.

 

Nella conferenza, come è stata ripresa dagli allievi, l'Allamano si è espresso con queste simpatiche parole: «E D. Rua? Oh! D. Rua! Era tutto pei missionari! Siete voi sapete che l’avete fatto morire. Nell’ultimo anno desiderava tanto di vedere ancora il luogo dove aveva dato l’esame di vocazione sotto D. Bosco, perché D. Bosco andava a predicare a S. Ignazio, e lo conduceva con sé e gli ha dato a S. Ignazio l’esame di vocazione, e così gli faceva fare conoscenza di tante persone […]. E l’ultima volta che è andato a Lanzo ha voluto andare a S. Ignazio per vedere ancora una volta; e mi ricordo che nel dopo pranzo diceva che quando i nostri fossero arrivati a Marsiglia, c’era appunto una partenza allora, che andassero dai Salesiani e facessero proprio come a casa loro. E non aveva nessuna invidia. E questo brav’uomo venendo giù da S. Ignazio quel dì ha preso un colpo e poi non s’è più stagnato [ripreso].. E non è morto per quello, ma dopo di allora è sempre stato così così; e quando è arrivato a casa ha dovuto mettersi a letto. Vedete i santi non hanno invidia e si interessano di tutti».10

 

L’Allamano ripeterà, con altre parole, la stessa convinzione l'anno seguente, nella conferenza del 17 dicembre 1916: «Bisogna godere del bene altrui. C’era D. Rua, qualcuno di voi l’ha conosciuto, ebbene egli godeva espressamente del bene del nostro Istituto, e diceva che appena gli arrivava il nostro periodico, lo leggeva con piacere, dalla prima lettera all’ultima, e quando c’era qualche cosa di bene, mi diceva: Godo di questo, me ne congratulo. I Santi non erano gelosi».

 

Alla morte di don Rua è morto, l'Allamano ha dato notizia alla comunità con parole che indicavano la sua stima per il defunto. Così scrive il “Diario del Seminario Maggiore”, in data 6 aprile 1910: «Il Sig. Rettore, venuto alle 4,30 [16,30], riparte alle 7,15 [19,15] dopo aver annunziato in istudio la morte del Venerato D. M. Rua, invitato a pregare per lui o lui, ad imitarne le virtù, specialmente la corrispondenza alla grazia».11 L'Allamano ha pure partecipato ai funerali di don Rua, come risulta da una fotografia che lo ritrae, vestito dei paramenti canonicali, appena uscito dalla basilica di Maria Ausiliatrice.

 

1 Cf. Lett., I, 538, n. 1.

2 Lett., I, 538. Il P. C. Bona, commentando questa lettera, suppone che l’Allamano avesse inviato al Rua precedentemente anche il libro delle Meditazioni: cf- n. 2.

3 Lett. III, 52.

4 Cf. Lett., III, 413 – 415. Per la lettera postulatoria dell’Allamano, cf. Lett. III, 520 – 521.

5 Lett., III, 520.

6 Cf. Lett., III, 521 – 522.

7 Cf. Lett., III, 586 – 587.

8 “Bollettino Salesiano”, 27, 1903, p. 178, fascicolo di giugno, in Lett., III, 522, n. 2.

9 “L'Italia Reale-Corriere Nazionale, 25 giugno 1906, p. 3.

10 Conf. IMC, II, 270.

11 “Diario del Seminario Maggiore”, Quaderno 1909-1910, 6 aprile.

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