COLLABORAZIONE SUL PIANO MISSIONARIO TRA LA LEDÓCHOWSKA E L’ALLAMANO

COLLABORAZIONE SUL PIANO MISSIONARIOsanta

TRA LA LEDÓCHOWSKA E L’ALLAMANO1

 

La Beata Maria Teresa Ledóchowska (1863 – 1922), fondatrice del Sodalizio di S. Pietro Claver, è entrata nell’ambito della vita dell’Allamano, si può dire, fin dal sorgere dell’Istituto Missioni Consolata. Tra questi due fondatori si è creata una buona intesa, che si è espressa soprattutto sul terreno della cooperazione finanziaria in favore dei missionari dell’Allamano.

 

Alla base di questo rapporto, durato non meno di 22 anni, c’è comune passione missionaria e la santità di questi due grandi personaggi. Si sono facilmente trovati in sintonia sui valori essenziali della vita e della missione: l’Allamano formando inviando i suoi missionari e la Ledóchowska suscitando cooperazione e soccorrendo con abbondanti elargizioni l’attività missionaria.

 

L’inizio di questa intesa può essere ritenuto l’incontro tra i due, avvenuto a Torino nel 1901, proprio in occasione dell’inaugurazione della prima casa madre dell’Istituto, in corso Duca di Genova. La Ledóchowska proveniva da Nizza, dopo un lungo viaggio, fatto per far conoscere la sua opera e ottenere fondi.2 Di questo incontro siamo informati dal resoconto fatto dallo stesso Sodalizio di S. Pietro Claver: «Da Nizza le nostre viaggiatrici si recarono a Torino dove per una ammirevole disposizione della Provvidenza avevano la gioia di assistere il 17 giugno 1901 [la data esatta è 18 giugno] di una nuova Casa missionaria dalla quale ancora quest’autunno partirà un gruppo di messaggeri della fede per il paese dei Galla. Il Rev.mo Canonico Allamano ha fondato questo Istituto, che recluta esclusivamente Piemontesi, sotto il titolo Istituto della Consolata per la formazione di Missionari per l’Africa. All’occasione della sopraddetta celebrazione la nostra Rev.da Direttrice Generale ha avuto l’onore di essere presentata al Rev.mo Arcivescovo di Torino, il cardinale Richelmy».3 Da questo breve resoconto emerge la considerazione che l’Allamano aveva per la Ledóchowska, tanto da invitarla all’inaugurazione della Consolatina e presentarla all’Arcivescovo. Emerge anche la stima della Ledóchowska per l’Allamano, avendo accettato l’invito di partecipare alla celebrazione, quando l’Istituto era ancora una realtà minima, che quasi non si vedeva. Sta di fatto che la Ledóchowska dimostrerà sempre una predilezione per l’Istituto che aveva veduto nascere, predilezione non venuta meno anche dopo la sua morte. Gli incontri tra i due non si sono esauriti a Torino. Andando a Roma per la causa del Cafasso, l’Allamano, certamente più di una volta, ha fatto visita alla contessa Ledóchowska.4 Comunque, i contatti si sono svolti soprattutto per lettera.5

 

C’è un punto di comunione ideale e spirituale tra l’Allamano e la Ledóchiowska che merita di essere sottolineato, anche se la sua incidenza non è facilmente quantificabile. Questo punto di convergenza è la figura di S. Pietro Claver, l’apostolo della redenzione degli schiavi negri, assegnato dal Papa come Patrono dell’Africa. Non è da sottovalutare il fatto che entrambi i fondatori abbiano affidato a questo santo una speciale funzione nel loro istituto. Indubbiamente questo è un legame di spirito che di fatto esiste, anche se non siamo in grado di documentarlo. La ragione più probabile della convergenza dei due fondatori su S. Pietro Claver è l’Africa da evangelizzare. Scrivendo a P. F. Perlo, 22 gennaio 1904, l’Allamano dava questa notizia: «Ho dato per Santo protettore dell’anno S. Pietro Claver, patrono dato dalla S. Sede all’Africa. V. S. all’occasione ciò notifichi ai Missionarii e alle Suore».6 Oltre a ciò, S. Pietro Claver era anche stato scelto dall’allamano come « speciale patrono» dell’Istituto, con S. Francesco Saverio e S. Fedele da Sigmaringa.7

 

Stando alla documentazione epistolare, comunque, i rapporti tra i due si sono svolti prevalentemente sul piano economico. A questo riguardo, è interessante notare che, essendo persone molto precise e giuste, nei resoconti che si scambiavano puntualmente, si nota una estrema chiarezza, fino al punto di farsi vicendevolmente notare, quando occorre, le imprecisioni o gli sbagli.8

 

Se si approfondiscono i rapporti tra l’Allamano e la Ledóchowska, però, prevale il calore spirituale. Ciò si nota chiaramente nelle conclusioni delle lettere,9 e emerge esplicito in due scritti, che riportiamo nelle parti più significative..

 

Il primo è una lettera del 27 aprile 1919, con la quale l’Allamano porge i rallegramenti alla Ledóchowska per il 25° anniversario della fondazione del Sodalizio di S. Pietro Claver: «[…] Ne godo sinceramente al pensare al cumulo di meriti che Ella si è guadagnati in questi 25 anni ed al bene immenso fatto ai poveri neri, da V. S. e dall’eletto stuolo delle sue Sodali. Quante voci di riconoscenza si uniranno dal Paradiso alle nostre, concordemente invocandole ancora lunghi anni di vita a maggior di Lei santificazione e a bene di tante anime che saranno salvate grazie all’opera di V. S. e delle sue zelanti cooperatrici! È questo il voto mio e di tutti i miei missionari e missionarie lavoranti già sul campo dell’apostolato, o in aspettativa ancor nell’Istituto, e tutti concordi pregheremo in modo speciale la Divina Consolatrice a ricolmarla di celesti carismi ed a vieppiù sempre prosperare la sua santa opera. […]».10

 

Il secondo scritto dell’Allamano, ricco di calore umano e di fede, è indirizzato alla comunità di S. Pietro Claver, in occasione della morte della fondatrice: «Ho appreso con profondo rammarico la notizia della morte dell’Ill.ma Signora Contessa Ledóchowska, Direttrice e Fondatrice di cotesto Sodalizio così benemerito per le Missioni Africane.

Tutti i membri del mio Istituto, per il quale la compianta Sig. Contessa ebbe tanta predilezione, partecipano al lutto che ha colpito il Sodalizio di S. Pietro Claver con la scomparsa della sua Fondatrice; e con le loro preghiere cercano di dimostrare davanti a Dio la riconoscenza dell’animo loro per i benefici che da lei hanno ricevuto le nostre Missioni. […]

Ho sollecitamente comunicata la notizia ai miei Missionari del Kenya, del Kaffa e dell’Iringa, ai quali non potrà fare a meno di riuscire ben dolorosa, perché nella compianta sig. Contessa vedono mancare come una madre provvidenziale che sapeva provvedere a tante necessità dello loro Missioni. […].

Unito al lutto che ha colpito così vivamente il loro benemerito Sodalizio, presento le mie sentite condoglianze in unione a quelle di tutti i miei Missionari dell’Istituto e delle Missioni. Pregando il signore e la Ss. Vergine Consolata a riempire il grande vuoto con le loro speciali benedizioni e consolazioni, con distinti ossequi ho il piacere di rimanere».11

 

 

 

1 Sull’attività della Ledóchowska e sul suo rapporto tra l’Allamano sono ampiamente studiati da: BONA C., o. c., 385 – 392. Cf. pure: TUBALDO I., o. c., II, 501 – 503; III, 349 – 350, 530 – 531.

2 :’Allamano aveva già avuto contatti, in vista della fondazione dell’Istituto, con il fratello della contessa, il Cardinale Mieczyslaw Halka Ledóchowski, Prefetto di Propaganda Fide. Non si sa se, attraverso di lui, abbia potuto avere contatti con la sorella fondatrice del Sodalizio di S. Pietro Claver.

3 Rip. Da: BONA C., o. c., 388. Mons. F. Perlo, nella dposizione processuale, ricorda questo fatto :«[…] e presente la Rev. Madre Ledóchowska, fondatrice del Sodalizio di S. Pietro Claver, con le sue consigliere, venute appositamente […]»: Processus Informativus, II, 616.

4 Per l’ultima visita cf. Lett., IX/1, 30. Anche il Can. G. Camisassa, in un viaggio a Roma, andò a visitare la contessa. Lo scrive all’Allamano in data 6 aprile 1905: «Poi andai dalla Cssa Ledokowska. La visita fu cordialissima. Si mostrò molto informata delle missioni della Consolata, che segue attentamente sul nostro Periodico. Si disse meravigliata del rapido sviluppo, e come il C. Allamano facesse tanto senza ancor domandare sussidi. Gli spiegai il perché»: Lett., IV, 362.

5 Cf. Lett., II, 472; III, 250-251; IV, 650-651, 655-656; V, 26-27; 34-35; 160; 166-167; 197-198; 674; 700; VI, 314-315; VII, 228-229; 245-246; 539-540; 608; 647; VIII, 348-349; 352; IX/1, 29-30.

6 Lett., IV, 23. Dal 1904, inizia la prassi di assegnare il “protettore dell’anno”.

7 Cf. Conf. IMC, I, 65.

8 Per esempio, l’Allamano, il 30 dicembre 1908, ringraziando per un vaglia di 1030 corone, scrive: «[…] Ringrazio V. S. in nome mio e per parte del P. Perlo, al quale subito scriverò per annunziargli la Sua generosità a pro di quei poveri infedeli. Prendo l’occasione per osservare a V. S., come nel passato anno avendo ricevuto la simile elemosina, vidi pubblicato nel bollettino [Eco dell’Africa] il doppio: ciò Le scrivo solo perché non sia succeduto qualche sbaglio per posta»: Lett., V, 166 – 167. Così pure la contessa avrà dovuto chiedere chiarimenti per uno sbaglio riscontrato, se l’Allamano le risponde il 12 settembre 1911: «Fu una mia svista l’aver scritto una cifra invece della vera.[…] Ringraziandola nuovamente, prego la nostra Ss. Consolata di ricompensarla del bene che procura alle Sue Missioni»: Lett. V, 700.

9 Ecco un esempio nella lettera dell’8 agosto 1911: «Il Signore La conforti nell’opera di Redenzione alla quale dedica con tanto zelo le sue forze, e la nostra Consolata compia i suoi desideri»: Lett., V, 674.

10 Lett., VIII, 348 – 349.

11 Lett., IX/1, 403 – 404.

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