L'ALLAMANO E I SANTI SUOI CONTEMPORANEI
TESTOMINIANZE
L'ALLAMANO E DON BOSCO
P. Tommaso Gays IMC dice: «Del tempo del Collegio [salesiano]: “Don bosco voleva prendermi, ma le disposizioni di Dio erano diverse”. Così il Can. Allamano a P. Gays».
Testimonianza raccolta da p. Fissore, 13 novembre 1943, e.
L'ALLAMANO E DON REFFO
L'ex fr. Luigi Falda racconta di avere accompagnato diverse volte don Reffo alla Consolata dall'Allamano. Una delle ultime volte, forse prevedendo che non si sarebbero più incontrati, si sono salutati in modo speciale. Il racconto è molto bello e commovente: «Usciti dalla camera e presso la sacrestia, l'uno e l'altro abbracciandosi e abbassandosi per baciare la mano al più degno, andavano come prostrati l'uno all'altro in modo sì tenero e commovente da strappare le lacrime […]».
Testimonianza di L. Falda del 30 novembre 1948.
L'ALLAMANO E L'ALBERIONE
Don Guseppe Falletti afferma: «Mi consta che era il consigliere del Clero piemontese. So anzi che il fondatore di un Ordine Religioso ricorreva abitualmente a Lui per consiglio, com'Egli stesso ebbe a notificarmi. (Il Re.mo Sig. Teol. Alberione Fondatore della P.S. Della buona Stampa)».
Testimonianza del 22 marzo 1933.
Mons. Gianoglio Pasquale, vicario Generale di Alba, che era stato un anno al Convitto, afferma «che aveva dell'Allamano la massima stima, perché il Teol. Alberione, allora direttore spirituale del Seminario di Alba, gli era solito parlarne come di un santo; e alla sua partenza per Torino gli aveva detto: “Andate sotto di un santo, studiatelo bene”. Fu sorpreso, come i convittori non avessero per l'Allamano quella sua stima, e non si comprendesse il Can. Allamano a quel modo».
Verbale dell'interrogazione del 1 ottobre1943.
L'ALLAMANO E LUIGI BOCCARDO
La sig.na Adelina Ferrero narra che, con il papà e una cugina, è andata dall'Allamano il giorno del funerale della mamma. Poi voleva trovare un conforto nel suo confessore il can. L. boccardo, che però era malato. L'Allamanoi intuì la sua pena e la condusse sopra in camera del Boccardo, dicendo: «ma non è mica clausura». Ammirò «il suo gran cuore sacerdotale, ed il suo spirito dalle vedute giuste per fare del bene quando è necessario».
Testimonianza del 6 agosto 1941.
L'avv. Pier Giacomo Mazzarelli scrive: «Nel 1884, se non erro, il Can. Boccardo, allora fra i più zelanti sacerdoti del Santuario, […] mi raccomandò di ricorrere, per il Sacramento della Penitenza, al Rettore Can. Giuseppe Allamano e di fare molto assegnamento ai suoi consigli e al Suo appoggio morale, e dare sempre ascolto ai suoi suggerimenti, di tenerli cari e di metterli i pratica».
Testimonianza del 15 luglio 1946.
Mons. Giuseppe Monticone, afferma: «Si può sottoscrivere circa i rapporti tra i due Canonici - rettore l'uno, vice-rettore l'altro - a quanto si legge nella “Commemorazione del Servo di Dio Luigi Boccardo, tenuta dal Can. Giuseppe Rossino, 14 giugno 1962, p. 7: “Erano due astri differenti. Non sempre le vedute collimavano, benché concordassero i cuori in una sintonia d'amore: l'uno, l'Allamano, era piuttosto austero; l'altro, il Can. Boccardo, più materno”. Tale giudizio concorda con quello dei Convittori, in generale, i quali però nutrivano sentimenti di venerazione verso il loro Rettore».
Testimonianza del 10 ottobre 1969.
P. Lorenzo Sales IMC racconta che quando è andato ad interrogare il Boccardo sull'Allamamo in vista della biografia, «si dimostrò piuttosto freddo e riservato. Poche parole e poche notizie insignificanti». Più tardi, invece, incontrandolo gli disse: «Già, lei era venuto per informazioni sul Can. Allamano, ma allora non potei dirle granché, perché non ci avevo pensato sopra, non mi ero preparato. Speriamo di trovarci qualche altra volta e ne discorreremo». Ma morì prima di un altro incontro. Così pure, quando l'Allamano era grave, il Boccardo andò a trovarlo. Il chierico, che era di guardia, non lo riconobbe «e gli disse senz'altro che l'Allamano era grave e non poteva ricevere. Il Boccardo, senza insistere, tornò indietro. Raccontandomi questo fatto [dice p. Sales], soggiungeva che gli era rincresciuto molto».
Testimonianza del 23 novembre 1943.
Sr. Angelica MC racconta che il Boccardo, suo confessore assecondava la sua vocazione carmelitana e non voleva che si facesse missionaria, mentre che l'Allamano la consigliava di farsi missionaria. Ecco il suo ricordo: «A riguardo dei disaccordi fra Padre e il Can. Luigi Boccardo, ricordo con precisione che la mamma per tranquillizzarmi anch'essa sulla vocazione da me scelta e consultata da Padre [Missionaria della Consolata] mi disse che il Can. Boccardo contrastava il mio ideale perché aveva avuto lui una prima volta l'idea di fondare un Istituto missionario e per questo motivo era sorto qualche disaccordo tra Padre e il Can. Boccardo. “Vedi, mi disse, sono due santi, ma anche tra i santi può esserci qualche contrasto”».
Testimonianza del 14 dicembre 1943.
L'ALLAMANO E FRANCESCO PALEARI
Don F. Paleari ha fatto una breve testimonianza sull'Allamano dalla quale emerge la sua grande stima. Tra l'altro dice: «Da quando Lo conobbi, frequentando la scuola di Morale al Convitto Ecclesiastico sino alla preziosa Sua morte, ebbi sempre per Lui grande stima ed affezione quasi filiale, tanta era la riverenza e la confidenza, che m'ispirava la sua Persona. […]. Dopo avere detto che lo aveva invitato come confessore dei convittori incoraggiandolo: «Ed io prendeva quell'incoraggiamento come datomi da Dio, tant'era la mia fiducia in quell'uomo di Dio». Ancora: «So che in Torino godeva fama di ottimo confessore, direttore Spirituale e Consigliere».
Testimonianza senza data.
L'ALLAMANO E S. LEONARDO MURIALDO
Per non trattandosi di un “Santo contemporaneo”, questa testimonianza è pertinente per il suo interesse. Don Eugenio Reffo, successore del Murialdo, scrive nella biografia del loro Fondatore: «Il Can. Giuseppe Allamano, zelantissimo Rettore del Santuario della Consolata in Torino, confortando alcuno dei nostri confratelli della dolorosissima perdita [del Murialdo], espresse un suo intimo pensiero, che al Teol. Murialdo si sarebbe col tempo fatto il processo di beatificazione; ed esortò a raccogliere con diligenza tutte le memorie che si potessero avere di lui, compendiando in una sola frase il suo elogio, con dire di lui quello che si disse di D. Giuseppe Cafasso: “Era un uomo straordinario nell'ordinario”».
Testimonianza, senza data, che cita la “III edizione Torino, Tip. La Salute 1931 pag. 328.