Pensieri sulla ricreazione
Le ricreazioni non debbono essere troppo clamorose. L'allegria va moderata, altrimenti la ricreazione diventa tumultuosa. Senza accorgersi uno grida e il compagno, per farsi udire, grida ancora di più.
Non parlare di lontano, gridando. In una parrocchia, in canonica, si parlava abitualmente a voce alta, tutti udivano e sapevano quel che si diceva, anche quello che sarebbe stato meglio non avessero saputo. Basta parlare in modo da farsi capire.
In una casa come questa non si dovrebbe mai udire a gridare dall'esterno... Si è dissipati, perché si comincia nella ricreazione a gridare forte da stordire.
Ricreazione non è solo star seduti a giuocare a dama, ma passeggiare. Non è necessario sempre correre, ma muoversi. Abbiamo bisogno di aria e di moto. Chi non ha voglia di muoversi non è un Missionario. Ci tengo tanto che facciate del moto.
Si può giocare senza venir meno alla modestia; giocare con moderazione, con bel garbo. Anche giuocando badare a ciò che si fa.
Prendere parte ai giuochi e non dire: "Non ho voglia!". Se non l'hai, mettila. Quando si giuoca, si giuochi; quando si conversa, si prenda parte alla conversazione e non si stia là con aria annoiata.
E' più virtù parlare bene che tacere. In ricreazione bisogna parlare; è comodo far parlare gli altri e noi star zitti. Dobbiamo essere socievoli; però non interrompere, non parlare di se stesso, non criticare.
La ricreazione non deve essere dissipazione, ma sollievo. Non perdiamo il tempo, come fanno le comari, a dire delle goffaggini, ma facciamo discorsi seri; e ciò sia per educazione, come per la formazione nostra.
S. Vincenzo de' Paoli dice che la ricreazione deve essere una conversazione; quindi non fare troppo chiasso, non troppo cicaleccio, il che guasta l'armonia della riunione.
Alla ricreazione tutti devono prendere parte; se uno ha bisogno di assentarsi, chieda il permesso. Ci vuole precisione. La vita di comunità è resa bella, attraente, da questa precisione in tutte le cose.
In comunità molti vogliono farsi santi, ma pochi si fanno. Perché? Perché, ad esempio, in ricreazione uno vorrebbe dire una parola di pietà, ma non osa e nessuno fa il primo.
Se uno dicesse, ad esempio: "Dimmi un po' qual è stato l'argomento della meditazione di questa mattina, non me ne ricordo più bene"; oppure: "Che impressione ti ha fatto la lettura spirituale di oggi?"; o anche: "Che bel fatto si è letto a tavola!"... lo si guarderebbe in faccia come per dirgli: "Gli salta il ticchio!". Non è vero che avviene così? Si ha rispetto umano! Diranno che voglio farmi vedere, che voglio fare da maestro. Ma che maestro! Voglio invece imparare!
Capisco che non sempre si può parlare di cose di Dio, ma almeno sempre di cose utili. I Santi sapevano sempre dire, nei loro discorsi, qualche parola spirituale. Poi ci sono le lingue estere e dei luoghi di missione nelle quali esercitarsi.
I nostri discorsi devono sempre avere tre qualità: 1° Essere prudenti. Non tutto ciò che è vero è da dirsi; certe cose non si dicono. Certuni mettono fuori tutto quello che vien loro in bocca. Non è che si debba misurare sulla bilancia parola per parola, ma ci vuole prudenza. - 2° Essere caritatevoli. Quanto facilmente si manca di carità nel parlare d'altri! Le persone spirituali non parlano mai male del prossimo; o ne parlano in bene o tacciono. - 3° Essere pii: è così facile da tutte le cose portarci alla pietà! Non si senta da noi la parola a fatalità". No, niente è fatalità, tutto è voluto o permesso da Dio.
I pasti
Riguardo ai pasti, S. Bonaventura dà le seguenti norme pratiche (230):
1 - Non mangiare prima del tempo (ne comedas ante tempus). Ci sono di quelli che non possono stare senza aver qualcosa in bocca, e se hanno da ritardare la Messa, pare la fin del mondo! Eh, via! anche per spirito di sacrificio bisogna che ci abituiamo.
2 - Non mangiare più sovente del conveniente (vel saepius quam decet): come fanno le pecore che vanno e vengono qua e là brucando continuamente.
3 - Non mangiare con troppa avidità (ne nimia aviditate et impetu): mangiare con calma e a posto. E quando si ha più appetito, si deve mangiare più adagio ancora, per mortificarsi un tantino.
4 - Non mangiare troppo (ne te nimis impleas): Il mangiar troppo non nutre, dice il Santo. Non te reficis. Chi mangia più del necessario non ne trae profitto. Il cibo va preso in misura da essere ben digerito, ben assimilato. Ci sono taluni che se non si riempiono fin che ce ne sta, non sono soddisfatti.
5 - Non cercare cose laute e squisite (ne nimis lauta quaeras et squisita). Qui siete in comunità e non è il caso; tuttavia vi avverrà di non essere in comunità e allora dovete saper comportarvi bene. Ad esempio, quando sarete sul piroscafo. Se non imparate fin d'ora a far le cose secondo regola, farete poi spropositi. Specialmente servendovi, fatelo con discrezione, pensando che ci sono ancora altri che debbono servirsi. Così è del contorno, della frutta, del formaggio, ecc. Bisogna essere discreti; se ne piglia un poco.
Son piccole cosette, ma se non vi badate, farete poi brutta figura e la farete fare all'Istituto. Son cose possibili e non vi dico che non siano mai avvenute. Uno è delicato, l'altro no. Può succedere qui e in Missione; perché non è a credere che gli Africani non sappiano distinguere fra Padre e Padre. Sapete ciò che si racconta di quel tale che si serviva sempre l'ultimo: diceva di farlo per umiltà ed era invece per prendere tutto quello che rimaneva: passarono il formaggio e se lo prese tutto. Sarà un modo di dire, ma non mi stupirei che sia realmente accaduto. Guai se qualcuno di voi mi facesse queste topiche!... Bisogna mangiare per vivere. Perché c'è molto, devo mangiar molto? No, il necessario e basta. Nelle comunità generalmente si dice: "Oh, tanto questa roba va in malora, meglio mangiarla!". Niente affatto! Se la mangi in sostituzione d'altro, sì; ma solo perché va in malora, no. Meglio che vada in malora.
Dunque non mangiare fuori pasto e, a pasto, non eccedere, pensando che quell'atto del mangiare ci rassomiglia alle bestie.
Le vacanze: consigli ai seminaristi
Le vacanze sono un riposo e ristoro delle forze fisiche ed intellettuali; non dunque ozio; o se ozio, ozio cristiano o meglio di Religiosi e Missionari.
Dio stesso ci prescrisse le vacanze con disporre che, ogni ventiquattro ore, ne passassimo varie nel sonno e nelle ricreazioni dopo i pasti. Ogni anno, poi, la natura prende il suo riposo e cessa nell'inverno la vegetazione delle piante. E' quindi giusto e secondo i disegni di Dio che noi, dopo tante altre vacanze lungo l'anno, abbiamo ancora le vacanze annuali che andrete a passare a S. Ignazio.
Osserva bene Mons. Rossi, già Vescovo di Pinerolo nel suo Manuale del seminarista (231), che ogni seminario dovrebbe avere, secondo il prescritto della S. Sede, una villa estiva per le vacanze. Purtroppo per la maggior parte delle Diocesi è solo un pio desiderio. Nelle vacanze in famiglia, vivendo coi secolari, si perde lo spirito ecclesiastico, e sovente la stessa vocazione. Invece in comunità si ha il riposo e ristoro nel corpo e nell'anima con più di ricreazione e di passeggiate, senza omettere completamente lo studio. Via perciò da voi l'idea che durante le vacanze non si debba più studiare, ma solo divertirsi. Il tempo è prezioso e in niun modo o luogo lo si può sprecare. Perdere il tempo è peccato; il Signore punì il servo infingardo e condannò il fico infruttuoso. L'ozio poi è sorgente di molti peccati.
Perché queste vacanze corrispondano ai predetti fini, udite i miei avvisi: per la partenza, pel viaggio e per la vostra dimora a S. Ignazio.
Prima di partire, salutate Gesù Sacramentato, chiedendogli una speciale benedizione per tutto il tempo che starete lungi da questa Casa di santificazione; prendete anche la benedizione della cara Consolata e degli Angeli e Santi Titolari.
Durante il viaggio: non dissipazione, non parlar forte; carità e aiuto vicendevole. Per ogni paese, salutate Gesù Sacramentato, che abita in uno o più luoghi, facendo una Comunione spirituale, cominciando da tutte le chiese di Torino. Che Comunione spirituale piena!... Ad ogni paese, un requiem ai morti di quel cimitero. Ogni paese ha un Angelo tutelare, come piamente si crede: pregatelo che vi accompagni nel suo territorio, consegnandovi all'Angelo Custode del paese seguente.
Così arriverete ai piedi dell'alta montagna su cui sorge il Santuario di S. Ignazio, che saluterete con trasporto. Giunti lassù, andrete a salutare Gesù, che unicamente per voi vi starà Sacramentato, e deporrete ai piedi di S. Ignazio la vostra buona volontà e i vostri propositi.
Quali saranno questi propositi? Accenno in particolare a cinque:
1 - Non fare nessun peccato; quindi ubbidienza, pregar bene, nessuna malignità fra di voi.
2 - Si studierà poco, ma quel poco studio farlo bene; fare buone letture e dare importanza a quelle che si fanno in refettorio in modo da procurarvi sempre nuove cognizioni.
3 - Per lo spirito non c'è nulla da lasciare, anzi vi raccomando frequenti visite al SS. Sacramento, massimamente durante le ricreazioni. Come vi ho detto Gesù Sacramentato rimane là unicamente per voi e voi sarete come tante api attorno all'ape madre nella cella, come farfalle che vi aggirate attorno a Gesù: sia che camminiate pei corridoi, o che andiate su e giù pel monte. Quindi frequenti pensieri, aspirazioni, Comunioni spirituali; e in ciò aiutatevi a vicenda. S Luigi era obbligato a dire al Signore: recede a me! perché il Signore lo attirava ed egli aveva la proibizione di lasciarsi attirare. Gesù è là per voi, semper vivens, anche quando dormite. Vivere di fede, miei cari!
4 - Attenti andando a passeggio: tenere il sentiero, non passare sul seminato e nulla raccogliere neppure per terra. S. Francesco Borgia, quando andava per la città ed era tentato di guardare qualcosa, diceva: "Posso farne a meno"; e l'offriva al Signore. Anche voi potrete fare di questi sacrifici; vedendo della frutta per terra, sacrificatela al Signore.
5 - Farete le passeggiate secondo che l'ubbidienza regolerà.
Dunque, ringraziate il Signore di questa grazia che vi fa, perché prendendo vigore e forza, possiate poi far meglio il vostro dovere. Comportatevi in modo da essere la consolazione di Gesù Sacramentato e che S. Ignazio abbia poi rincrescimento che veniate via.
Fedeltà del Religioso
Dopo il fin qui detto, sarete ormai persuasi che, come Religiosi-missionari, dovete stimarvi preferiti da Dio, favoriti da Lui con numerose grazie. Dovete però corrispondere con generosa e costante fedeltà, per meritare di perseverare nella vostra santa vocazione e trarre da essa i frutti di santificazione che sono nei disegni di Dio per ciascuno di voi: santificazione vostra e salvezza di tante altre anime. In che cosa essere fedeli? Il P. Bruno, Prete dell'Oratorio, fa consistere la fedeltà del Religioso nei seguenti punti:
1. - Essere fedeli alla vocazione, avendone gran concetto e sentendosi sempre santamente orgogliosi di essa; in questo modo riusciremo ad amarla veramente. S. Paolo diceva con santa e legittima compiacenza: Non son forse un apostolo? (232). Così noi missionari, coi medesimi sentimenti di fede e di riconoscenza a Dio, dobbiamo ripetere: Anch'io sono apostolo!
2. - Fedeltà alle regole anche le più piccole; perciò osservarle tutte, in tutto, fin nei più minuti particolari. Ogni più piccola regola ha inerente una grazia di Dio.
3. - Fedeltà alle pratiche di pietà fatte in comune, poiché nella preghiera in comune c'è più benedizione di Dio.
4. - Fedeltà alle ricreazioni; in queste vi è modo di farci molti meriti, osservando la pietà, la prudenza e la carità.
5. - Fedeltà a compiere gli uffici particolari: e seguirli con impegno e distacco; non cercare, come si presenta tanto facilmente l'occasione, il proprio comodo.
6. - Fedeltà al buon uso del tempo: occupandolo interamente ed intensamente; impiegandovi tutto il nostro potere, la nostra volontà ed attitudine.
7. - Fedeltà alle grazie di Dio.
8. - Fedeltà alle divine ispirazioni. Il Signore batte alla porta del nostro cuore molto sovente; stiamo attenti ad aprirgli subito, perché se lo lasciamo passare, la grazia che voleva darci è perduta; e se, nella sua infinita bontà, il buon Gesù ce ne darà delle altre, non sarà più quella di prima. Il Signore ci presenta dei piccoli sacrifici da compiere e noi, animati da questa forte volontà, li facciamo; allora Egli ce ne presenta dei più grandi e poi dei grandissimi, sino a farci raggiungere una virtù eroica