9. LA PERFEZIONE RELIGIOSA

Lo Stato religioso

Siete nell'Istituto per attendere a una duplice formazione: religiosa e missionaria. Sono ambedue necessarie, ma è prima la religiosa, come dicono le Costituzioni parlando dei fini dell'Istituto. Bisogna prima formarsi buoni e santi Religiosi, poscia Missionari. A ciò dovete riflettere entrando nell'Istituto. Si tratta di un Istituto religioso dapprima poi missionario. Perciò fate il noviziato e pronunciate i santi voti.

Che cosa s'intende per stato religioso? Lo stato indica una determinata condizione di vita. Perciò vi sono tanti stati, quante sono le condizioni di vita: stato secolare, stato ecclesiastico, stato religioso. Lo stato religioso si può definire: "Una condizione stabile di vita, approvata dalla Chiesa, con la quale i fedeli tendono alla perfezione per mezzo dei tre voti di povertà castità e obbedienza sotto una regola speciale" (116).

Si dice: CONDIZIONE STABILE, perché il nome "stato" indica una certa stabilità e fermezza. Per molti di voi adesso è ancora mobile, ma dopo i voti perpetui sarà immobile. Si dice APPROVATA DALLA CHIESA, perché spetta alla Chiesa approvare queste cose. Si dice: per mezzo dei SANTI VOTI, perché senza i voti non c'è stato religioso. Si possono anche fare i voti privatamente, come li fanno tante anime pie, ma siccome non sono fatti coram Ecclesia, non sono religiosi, non hanno stabilità e il confessore, per lo più può scioglierli. I tre voti costituiscono l'essenza dello stato religioso. Si dice: sotto una REGOLA speciale, perché è questa che distingue un Istituto religioso da un altro, mentre è un aiuto per raggiungere la perfezione propria di questo stato.

Lo stato religioso è d'istituzione divina o solo della Chiesa? Nella sua sostanza è d'istituzione divina, fondato su N.S. Gesù Cristo con quelle parole: Se vuoi essere perfetto, va vendi ciò che hai e donalo ai poveri... poi vieni e seguimi (117). In queste parole sono implicate i tre voti. Tutte le altre accidentalità invece, come l'essere i voti più o meno stretti, sono di semplice istituzione ecclesiastica.

Eccellenza dello stato religioso

L'eccellenza dello stato religioso si desume dai seguenti motivi:

1. - E' uno stato di perfezione (status perfectionis): non perché siano perfetti tutti quelli che l'abbracciano, ma perché debbono tendervi continuamente e con tutto lo sforzo.

2. - E' un nuovo battesimo (novum baptismum) per mezzo del quale l'uomo viene liberato da tutte le pene dovute ai suoi peccati. S. Tommaso dice che questo stato eccede qualsiasi altra opera soddisfattoria e qualsiasi penitenza anche pubblica (118).

3. - Poggia su grandissime promesse divine (amplissima promissio Christi). Nostro Signore ha promesso il centuplo su questa terra: in grazie, lumi, benedizioni, pace del cuore; poi la vita eterna con ricompensa speciale: E avrai un tesoro in Cielo (119).

4. - E' un martirio continuato (continuatum martyrium): martirio lento, a piccolo fuoco, nel sacrificare i propri beni, i propri comodi, la propria volontà. Tutti i Religiosi dovrebbero avere per simbolo non solo il giglio, ma anche la palma.

5. - E' perciò un olocausto superiore ad ogni sacrificio (holocaustum excedens sacrificium). Negli altri sacrifici diamo al Signore le cose esterne, qui diamo noi medesimi, il che è molto di più.

Quali i benefizi della vita religiosa? S. Bernardo (120), li racchiude in queste notissime parole:

1. Homo vivit purius - Si vive una vita più pura, lontana dalla polvere del mondo; inoltre c'è maggior purità d'intenzione, rinnovata più di frequente.

2. Cadit rarius - Non dice che il Religioso non abbia mai a cadere, ma più raramente e più leggermente, avendo più grazie e meno incentivi al male.

3. Surgit velocius - Se per disgrazia cade, non aspetta la Pasqua per mettersi a posto; uno si rialza subito con la confessione sacramentale. Un vero Religioso non può perdurare nel peccato.

4. Incedit cautius - Procede più cautamente perché ha la regola che, a mo' di cancello, non lo lascia forviare; poi c'è l'occhio del Superiore che di continuo gli rammenta la presenza di Dio.

5. Quiescit securius: gode maggior pace. Quante miserie fuori di qui! Noi invece niente di tutto questo frastuono, ma dobbiamo solo pensare a farci santi, a corrispondere alla vocazione.

6. Irroratur frequentius: viene irrorato più abbondantemente. Su di noi si sparge come una continua pioggerella di mediazioni, letture, esami, e poi grazie su grazie!

7. Purgatur citius. I Religiosi non dovrebbero andare in Purgatorio; l'ubbidienza e lo spirito di mortificazione fan loro scontare qui i loro peccati. Tuttavia, se debbono passare per il Purgatorio sarà per un tempo più breve.

8. Moritur confidentius. S. Ilarione, in punto di morte diceva a se stesso: "Perché temi, anima mia? Sono sessant'anni che servi il Signore!". Noi abbiamo fatto il sacrificio di tutto, perché da tutto ci siamo staccati, quindi la morte non ci può far paura.

9. Muneratur copiosius: sarà premiato di più. Questo per tutti i Religiosi, ma in modo particolare per i missionari.

Questi pensieri a me piacciono tanto e ci faccio sovente sopra la meditazione. Meriterebbero di essere scritti sui muri d'ogni Casa religiosa. Nel convento della Consolata, quando c'erano i Cistercensi, stavano appunto scritti. E' un quadro così bello, così completo dello stato religioso! C'è di tutto! Che felicità appartenere a questo stato!

I santi voti

Tutti i cristiani sono tenuti a tendere alla perfezione delle virtù cristiane, a tutti essendo dirette le parole di Nostro Signore: Siate perfetti (121). Questa vocazione e santità consiste essenzialmente nella carità verso Dio e verso il prossimo. Per avere e dimostrare tale carità, basta ai semplici fedeli osservare i comandamenti. Così infatti Gesù rispose al giovane che domandava che cosa doveva fare per conseguire la vita eterna: Osserva i comandamenti (122). Ma per il Religioso ciò non basta. Egli ha un obbligo maggiore di tendere alla carità perfetta e, in quanto possibile, ad una perfezione maggiore con l'osservanza dei consigli evangelici.

Sarà il Religioso obbligato a tutti i consigli, di qualsiasi specie, dati da Nostro Signore? Se vuol giungere a perfetta santità deve tendere all'osservanza di tutti, secondo la sua possibilità e la grazia di Dio; ma per obbligo di Religione, secondo S. Tommaso, uno non si obbliga a tutti quanti i consigli dati da Gesù, ma solo a quelli fissati dalla regola di perfezione da lui abbracciata (123).

Ora, tutte le Religiosi hanno tre consigli d'obbligo, almeno implicitamente: povertà, castità ed obbedienza. E ciò ben a proposito, essendo che tre c'impediscono di amare grandemente il Signore: la cupidigia dei beni terreni, il desiderio dei piaceri del senso ed il disordine della volontà. A frenare le tre passioni sono ordinati i tre voti. S. Tommaso spiega che per mezzo dei consigli evangelici si ottiene più facilmente, più sicuramente e più perfettamente il fine, che è l'amore di Dio (124).

Ma perché farne voto? Non si potrebbe osservare ugualmente queste virtù, senza legarvisi con voto? S. Tommaso ne dà i seguenti motivi: 1° La Religione è uno "stato", quindi dev'essere stabile, fermo e perpetuo. Ciò si ottiene coi voti. Con essi, la volontà rimane più ferma e anche meno tentata dal demonio. - 2° Fatti per voto, questi sacrifici hanno maggior merito per l'aggiunta del vincolo di Religione - 3° Coi voti si dà a Dio non solo ciò che si fa, ma in più il non poter far diversamente, cioè gli si dà la libertà (125). S. Anselmo aggiunge che, coi santi voti non si dà solo al Signore l'uso della cosa, ma la stessa cosa: non solo i frutti, ma l'albero (126).

Ciò non vuol dire che i voti ci tolgano la libertà, ma solo l'abuso della medesima; ossia ci tolgono la falsa libertà. Direi che essi ci accrescono la libertà in quanto ci rendono più padroni di noi medesimi, meno schiavi della passioni. Ond'è che S. Agostino esclama: "O felice necessità che ci sforza a fare ciò che è migliore! (127).

Ogni Religione ha dunque i tre voti di povertà, castità e obbedienza, per lo più espressi esplicitamente. Talora invece i due primi sono compresi in quello di obbedienza, come presso i Benedettini. I voti possono essere semplici o solenni, perpetui o temporanei, totali o parziali (dal lato della povertà ed obbedienza). I solenni sono quelli emessi dagli Ordini Religiosi e si distinguono dai semplici perché fatti con solennità, secondo la Chiesa, e hanno obblighi speciali. In alcune Religioni a questi tre voti ne sono aggiunti altri.

Di questi tre voti qual'è il principale? Risponde S. Tommaso che il massimo è quello di obbedienza, essendo che con esso si offre a Dio la propria volontà, che è di gran lunga più prestante di tutti i beni del corpo e di fortuna (128). Si mettono tuttavia nell'ordine predetto: di povertà, castità ed obbedienza perché, sempre secondo S. Tommaso, la povertà volontaria è il primo fondamento per acquistare la perfezione della carità (129), come meglio vedremo trattando dei singoli voti.

In quasi tutte le Congregazioni vige l'usanza di rinnovare i voti ogni anno. Da noi si rinnovano alla chiusura degli Esercizi spirituali. Perché Rinnovarli? S. Ignazio dice che ciò si fa per tre fini: per aumentare la divozione, per eccitare in noi il ricordo dei medesimi e per meglio confermarci in essi. S. Francesco Zaverio li rinnovava mattina e sera, né sapeva trovar mezzo più efficace ed armatura più forte contro le tentazioni del demonio e le seduzioni della carne. Così fate anche voi, specialmente quando vi sentite tentati nelle virtù relative ai voti. Invece di inquietarvi o scoraggiarvi, rinnovate i voti che già avete; e chi non li ha ancora, rinnovi il desiderio di presto emetterli. Così sarete più forti e la tentazione passerà. C'è un momento in cui l'obbedienza costa? Si rinnova subito il voto di obbedienza e vien tosto la voglia di dare uno schiaffo al demonio. Più rinnoviamo questi voti e più testimoniamo a Dio la nostra fedeltà.

Non vi spaventino dunque i voti fatti. Stiamo tranquilli come prima, anzi più di prima, perché oltre ad essere un secondo battesimo che cancella la vita passata. essi segnano il principio di una nuova vita di perfezione e di santità. E il Signore ha tanto caro questo sacrificio di tutto noi stessi, anima e corpo, che ci inonda di grazie con le quali ci sentiamo più forti, più coraggiosi, più tranquilli. Abbandoniamoci interamente a Lui, del tutto sottomessi ai suoi divini voleri; lasciamo che ci giri e rigiri a suo talento: per tal modo diverremo presto santi e veramente santi.

D'altra parte non dimenticate che, con la professione religiosa, non facciamo un contratto, ma seguiamo una vocazione. Al Signore non piacciono i contratti; Egli è sempre generoso. La vocazione - ve l'ho già detto - se ce l'ha data, non ce la toglie. Egli non muta, siam noi che mutiamo. Questa è una grazia grande, e chi quasi si pentisse di aver fatto i voti, costui è fuori di strada; preghi il Signore ad illuminarlo per comprendere qual favore celeste sia l'essere chiamato allo stato religioso. Prima della professione religiosa eravamo liberi, ma dopo non più. Ci siamo legati noi stessi a Dio. Non ci resta che osservare quanto abbiamo promesso. Ci siamo dati al Signore , avanti! costi quel che costi.

Esortazione ai postulanti

E' necessario incominciare subito la vostra formazione religiosa ed apostolica. Il Card. Vives, quand'era Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi, in una Lettera diretta alle Congregazioni religiose, diceva: "è necessario che subito da principio lo spirito della Religione, dell'Ordine, pervada tutto il loro animo". Ogni parola va ben ponderata.

1. E' NECESSARIO - Non è dunque una cosa facoltativa, lasciata all'arbitrio del postulante, ma necessaria, cioè che deve essere assolutamente fatta, se non si vuol rinunciare alla propria vocazione; uno stretto dovere che lega Superiori e sudditi, Istituto e postulanti.

2. SUBITO DA PRINCIPIO - Chi vuol prendere in pieno lo spirito dell'Istituto, bisogna che non perda tempo. Ammessi i giovani al postulandato, è necessario dare immediatamente principio alla loro formazione, compenetrarli dello spirito religioso proprio dell'Istituto. Questo, ripeto, è dapprima dovere dei Superiori cui spetta porre i nuovi venuti sotto una guida di provata virtù ed esperienza; ed è insieme dovere dei postulanti che devono corrispondere alle cure dei superiori. S. Bernardo ammonisce che "chi da principio trascura la disciplina difficilmente si applicherà in seguito". Non solo, ma stenterà poi sempre a deporre la forma imperfetta che aveva al suo ingresso: vix deponit formam. Se pure ciò sarà ancora possibile, dicendo lo Spirito Santo: Il giovanetto, presa la sua strada anche quando sarà invecchiato non se ne allontanerà (130).

3. LO SPIRITO DELL'ORDINE DEVE COMPENETRARE TUTTO L'ANIMO DELL'ALUNNO - Deve cioè nutrirlo, vivificarlo trasformarlo in modo da non essere più lui, ma un uomo nuovo. Dicevo un giorno ad un novizio di un Ordine religioso, già parroco: "Sa che ha cambiato persino aspetto?". Ed egli: "Mi hanno trasformato; dapprima trovavo un po' duro, ma mi son messo di buona volontà". Ecco ciò che vorrei da voi che sempre vi chiedo: la buona volontà, lo sforzo generoso e costante di assimilare lo spirito dell'Istituto, da apparire non più quali siete entrati, ma veri Missionari della Consolata. S. Giuseppe da Copertino godeva di tale predominio dell'anima sul corpo, che quando andava in estasi, anche il corpo si sollevava da terra. Se non si pretende questo, che non è necessario, dovremmo almeno renderci così superiori a noi stessi, sentirci così pieni di dello spirito dell'Istituto, che l'anima non trovi nel corpo un ostacolo alla propria santificazione. Insomma, fa in modo da poter ripetere con tutta verità le parole di S. Paolo: Io vivo, ma non già io, bensì vive in me Cristo (131). Sembrava ancora lui: vivo ergo, ma in realtà non lo era più: jam non ego. E questo perché lo Spirito di Nostro Signore l'aveva pervaso, da trasformarlo completamente: vivit vero in me Christus!

Questo possiamo e dobbiamo ripeterlo nella santa Comunione, ma anche nei riguardi dello spirito religioso che è in noi e nel quale dobbiamo rinnovarci ogni giorno con buona volontà. Rinnovatevi nello spirito della vostra mente (132), in modo da essere uomini nuovi, rivestiti cioè di tutte le virtù di Nostro Signore. Rivestitevi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità (133).

Né vi devono spaventare queste considerazioni, parendovi cosa impossibile o per lo meno assai difficile a conseguirsi. No, perché chi opera questa trasformazione in voi è Nostro Signore, che da voi non richiede che un po' di buona volontà. Costa forse fare il primo passo, la prima rinuncia, ma poi Iddio fa scendere in noi tale abbondanza di grazia, da renderci facile e anche gioioso il cammino della santità. Ricordate il fatto di S. Francesco Zaverio: aveva estrema ripugnanza a servire negli ospedali, ma dopo essersi fatto violenza con un atto eroico, lambendo la piaga di un infermo, la ripugnanza scomparve per sempre (134). Questo sforzo iniziale noi dobbiamo farlo nel correggere i nostri difetti, poi il Signore aiuta in modo meraviglioso. Che se uno non avesse questa buona volontà, almeno dovrebbe desiderare di averla e quindi chiederla al Signore, altrimenti è segno che non è fatto per questo stato.

Incominciate dunque subito a riempirvi dello spirito dell'Istituto. Ogni volta che assistete alla funzione delle professioni religiose, dovete, sì, rallegrarvi coi vostri confratelli, ma anche pensare: "Sarò io preparato a fare quelle solenni promesse? Se dovessi emettere i santi voti, sarei tranquillo in coscienza?". Ma per esserlo allora, vi conviene incominciare subito e non mai credere di aver fatto abbastanza. No, non si è mai abbastanza preparati per i santi voti, come non si è mai abbastanza formati per andare in Missione. E poi il tempo che perdete, è perduto per sempre: per voi e per tante anime che attendono la loro conversione dalla vostra santificazione.

Voi tutti, io spero, avete questa buona volontà di lasciarvi formare e ne è prova il fatto che siete stati proprio voi a scegliere a vostra titolare Maria SS. nel mistero della Purificazione. Avete avuto senno. Voi, usciti pochi mesi or sono dal mondo, dovete purificarvi, non dico dai peccati, ma dalle massime e dello spirito del mondo; purificare la vostra mente e il vostra cuore. Avete fatti tanti sacrifici per lasciare il mondo, ma ora dovete staccare da esso il vostro cuore. Infelice chi non si rende riconoscente a Dio e quindi generoso in questo distacco! Non sarà né di Dio, né del mondo e, mentre non gusterà le gioie del mondo, no potrà gustare quelle di Dio. Ciascuno di voi applichi a se stesso le parole del santo vecchio Simeone: Ecco che questi è posto per rovina e per risurrezione di molti. (135). Sì, ognuno di voi potrà riuscire a salvezza o rovina di molte anime secondo la propria corrispondenza alla grazia della vocazione. Fortunati voi, che siete ancora agli inizi della vita religiosa! Mettetevi di tutto cuore all'opera.

Alcuni pensieri sul Noviziato

Il noviziato è veramente il giardino di ogni Congregazione religiosa. Voi novizi siete la pupilla degli occhi miei e dell'Istituto.

Il noviziato è il tempo più felice ed accettevole. Chi fa bene il noviziato non solo può star sicuro della propria vocazione, ma anche di corrispondervi.

In questo tempo voi siete un po' come la vite e la pianta del caffè: le quali richiedono molto lavoro da principio, poi avanti da sé. Così voi ora abbisognate di cure attente e assidue, ma in seguito camminerete speditamente nella via della perfezione e darete frutti abbondanti di santità.

Non si sbaglia né si esagera dicendo che dal noviziato dipende tutto il vostro avvenire, tutto il bene che farete. Quali ora vi formate, tali da professi e per tutta la vita. I novizi fervorosi si manterranno tali; i semplicemente buoni potranno forse discendere, non già salire nella perfezione senza una grazia straordinaria.

In Missione dove si è più liberi, con qualche spina in più e talora con poca corrispondenza da parte degli indigeni, è così facile lasciarsi vincere dalla trascuratezza! Fate adesso ciò che allora vorreste aver fatto. Felice chi si è ben preparato! Il Signore sarà obbligato a dargli in sovrabbondanza. Per me ciò che ora più mi consola è l'aver sempre fatto il dovere fin dagli anni di seminario; e se la morte mi prendesse anche improvvisamente, come a tanti succede, ho viva speranza di risvegliarmi in luogo migliore.

Lo scopo del noviziato lo conoscete: è di porre le basi della santità. Il che importa prima l'emendazione dei difetti, poi l'acquisto delle virtù in conformità allo spirito dell'Istituto. Togliere tutto il male e mettere il maggior bene possibile. E ciò che costa, farlo con più slancio. Chi vi è entrato buono deve uscirne migliore. Chi vi è entrato con molti difetti deve emendarsene, quindi farsi buono, per poi avanzare risolutamente verso la perfezione.

Non dovete perciò trovar lungo il tempo del noviziato. Quando si va in Missione sembra ad uno di aver molta pazienza, ma ben presto, all'atto pratico, s'avvede di averne poca. Così è di tutte le virtù. Questo succede perché non si acquista quella virtù soda, robusta, che resiste a tutte le prove. Si ha una virtù appena appiccicata e, al primo urto, ecco che se ne va. Ma per acquistare virtù sode, piene, massicce, insomma la vera virtù, è necessario del tempo. Col tempo si ripetono gli atti, con questi si acquista l'abito buono, la virtù, con l'esercizio della virtù la perfezione.

Se non vi fortificate nella virtù durante il noviziato, aumentando poi i pericoli e sopravvenendo le tentazioni, cederete e mancherete ai voti religiosi. Ciò è vero soprattutto della purezza. Se taluni Religiosi si sono pervertiti o si pervertono con grave scandalo dei fedeli, è perché non erano o non sono ben fondati nella virtù. Lo stesso dicasi della povertà, virtù tanto difficile a praticarsi: quant'è facile avere il cuore attaccato a delle inezie! Ugualmente avviene per l'ubbidienza: se non acquistate adesso un'obbedienza a tutta prova, dopo non obbedite più.

Leggete dunque in questo tempo le costituzioni, meditatele, studiatele anche, onde imbevervi dello spirito dell'Istituto, impossessarvi dello spirito di castità, povertà ed ubbidienza, sì che possiate giungere alla professione con l'abito acquisito di queste virtù. Confido nella vostra buona volontà, la quale saprà anche supplire a ciò che non possono fare i Superiori. Tocca a voi scandagliare a fondo le vostre inclinazioni per scoprirne i difetti, a voi spetta usufruire dei mezzi che il noviziato vi offre per emendarvene e santificarvi.

La preghiera è il primo di questi mezzi. E' nella pietà infatti, che dovete distinguervi dagli altri. Non che abbiate poi a rallentare, ma in tutte le comunità religiose avviene così: i novizi si distinguono per maggior raccoglimento, per una più intensa vita interiore. Liberi dagli studi, avete maggior tempo per applicarvi alla preghiera e potere farlo con maggior tranquillità. Né mai dimenticate che voi rappresentate davanti a Dio, in certo modo, tutto l'Istituto. Tocca a voi fare come Mosè sul monte e impetrare le più belle grazie sull'Istituto. Mi pare che le preghiere più accette a Dio siano lo vostre.

Un altro mezzo a vostra disposizione e sul quale insisto, è la pratica dell'accusa pubblica delle mancanza esterne; pratica che desidererei si facesse tutti i giorni per tutta la comunità e non solo il venerdì. Questa pratica non bisogna lasciarla cadere. Non dico che uno non debba sentire ripugnanza, questa ci sarà forse sempre; ma appunto per questo il vostro atto sarà sempre più meritorio. Tuttavia bisogna giungere a farla con una certa soavità, per propria umiliazione e per edificazione dei confratelli. Essa vi aiuta inoltre a conoscervi l'un l'altro e vi facilita in tal modo la correzione fraterna.

Il terzo mezzo che vi raccomando in particolare è una piena confidenza nel vostro Maestro. L'ufficio di maestro dei novizi è uno dei più difficili ed è, in pratica, il più importante della comunità. Sarei per dire che è più importante di quello del Superiore Generale in ciò che è formazione dei soggetti; appunto perché la vostra formazione dipende tutta dal noviziato. Ricordo che dalla parrocchia di S. Dalmazzo in Torino, officiata dai Padri Barnabiti, essendo stato tolto il parroco che faceva molto bene, per assumere la carica di Maestro dei novizi, i parrocchiani se ne lamentarono. Ora sapete ciò che mi diceva il Superiore Generale di detta Congregazione, al quale facevo presente la cosa? "Il Maestro dei novizi - mi diceva - è prima di tutto. Quando noi abbiamo a scegliere uno a questo ufficio, non guardiamo a nessun'altra cosa". E aveva tutte le ragioni.

Le nostre costituzioni dicono che il noviziato ha per scopo di formare l'anima del novizio sotto la disciplina del Maestro. Voi dipendete dunque da lui; in lui dovete avere tutta la confidenza e a lui rivolgervi liberamente per consiglio, perché è attraverso di lui che il Signore fa passare le sue grazie per ciascuno di voi. Egli ha la grazia dell'ufficio, e questo è di formare la vostra anima. Ritenete però che, cambiando il Maestro, la grazia dell'ufficio passa al suo successore e dovrà perciò riversarsi in lui la vostra confidenza. Mi ricordo che, quando lasciai la carica di Direttore spirituale in seminario, alcuni volevano seguitare sotto la mia direzione. Risposi loro: "No, non sono più vostro Direttore e non ne ho più la grazia; andate dal nuovo Direttore". Ciò è importante per avere una direzione unica. Fate dunque tutte le cose guidati dal vostro Maestro, non dimenticando che su di lui pesa una grande responsabilità davanti a Dio e davanti all'Istituto.

Ho messo il noviziato sotto la speciale protezione di Maria SS. nel mistero della sua Purificazione al Tempio. Abbiamo già la SS. Consolata per tutto l'Istituto, tuttavia la Protettrice speciale dei novizi è Maria SS. nella sua Presentazione al Tempio. Il ven. Olier consacrò alla Presentazione di Maria la Tempio tutti i collegi e seminari da lui fondati in Francia (136). Invocatela e imitatela. Essa vi otterrà di far bene il noviziato e trarne copiosi frutti di santificazione.

I professi e la formazione

Non abbiate fretta di partire per le Missioni. Che sentiate un vivo desiderio di andarvi è giusto, poiché questo è lo scopo per cui siete venuti e al quale dovete tendere, a questo mira tutta l'educazione che vi viene impartita in questa Casa. Il vostro cuore dev'essere in Missione, ve lo dico sempre. Tuttavia questo desiderio dev'essere accompagnato da un santo timore.

Non basta, infatti, desiderare di partire, ma alla partenza bisogna essere preparati: sia riguardo alla scienza e più riguardo alla virtù. L'avete voi compiuta, questa piena preparazione? Ecco il giusto timore che provano tutti quelli che hanno buon spirito e che comprendono l'eccellenza dell'apostolato. Desiderano e temono, e così si preparano con tutte le forze per rendersi più idonei, né si angustiano di dover attendere qualche anno ancora.

Che dire invece di colui - che non credo vi sia fra voi - il quale desiderasse la partenza per sfuggire alla disciplina dell'Istituto, credendosi poi libero? A costui rivolgerei l'ammonizione dello Spirito Santo: Chi rigetta la disciplina, infelice lui (137), e, senz'altro, gli direi che lo stato di missionario non è fatto per lui e neppure l'Istituto, e dovrebbe uscirne senza esitazione. I degni Missionari amavano la disciplina; partendo rincresceva loro di doverla lasciare e ora operano bene. Non voglio credere che vi sia tra voi chi nutra in cuore un tal sentimento. Infelix... Se talora vi assalisse questa tentazione, scacciatela via prontamente.

E neppure aver fretta di partire per timore che non vi sia posto o lavoro nelle Missioni. Ce ne sarà, state tranquilli! Da Roma ci offrono sempre nuove Missioni e io rispondo sempre no. Voglio che andiamo adagio, per andar bene. Non basta aver molta terra da coltivare, se poi mancano le braccia per lavorarla o se gli operai non sono atti al lavoro. Ci vuole gente capace, ben formata. Nei primi anni il Signore aiuta anche in modo straordinario, perché non sempre gli individui han potuto formarsi a dovere. Adesso però bisogna fare quello che è necessario, quello che le costituzioni dicono, e cioè il tirocinio in regola. Avviene della vostra formazione spirituale, come di quella intellettuale: i trattati che per qualsiasi motivo si omettono, non si studieranno più; tutt'al più si darà uno sguardo sommario, tanto per prepararsi agli esami, ma non si approfondiscono; e per l'alunno sarà sempre un deficienza. Lo stesso è di chi vorrebbe abbreviare il tempo di prova.

Via la smania di correre! La Chiesa non ha bisogno di tanti soggetti; senza di loro continuerà la sua missione. Ha invece bisogno di ministri dotti e ben formati nello spirito. Nessuno è necessario alla Chiesa, ma utili son tutti i Sacerdoti ben formati. Lo stesso dicasi del nostro Istituto. Vi raccomando perciò calma e pazienza per ben perfezionarvi nella vita religiosa e sacerdotale.

Queste considerazioni vorrei che vi restassero ben fisse in mente. Desiderio di andare in Missione, sì, ma unito al timore di non essere sufficientemente idonei. Quindi, costanza ed energia nell'esercizio delle virtù e nello studio, in attesa che la parola dei Superiori, che per voi è la chiamata di Dio, venga a trarvi dalla vostra posizione d'attesa per lanciarvi alla conquista delle anime. Allora il Signore supplirà alle vostre involontarie deficienze.

giuseppeallamano.consolata.org