2. LA NOSTRA VOCAZIONE

Vocazione in genere

Tutte le creature, anche quelle irragionevoli, hanno - si può dire - una propria vocazione. Tutte, infatti, sono state create per un determinato scopo al quale tendono senza deviare.

Fra gli uomini v'è una vocazione naturale ed una soprannaturale. La prima è quella per cui il Signore destina l'individuo a questa o a quella particolare posizione sociale: mestiere, professione, ecc. Dal non badare a questa vocazione si creano i così detti "spostati" della vita. La vocazione soprannaturale è quella per cui Dio chiama l'individuo ad uno stato più perfetto di vita soprannaturale: di Religioso, Sacerdote, Missionario. Il nostro Istituto è per queste tre vocazioni: la religiosa ed apostolica per tutti, la sacerdotale per i più.

Vocazione sacerdotale

Il sacerdozio è la più alta dignità. Omnium apex est Sacerdotium (S. Ignazio) (5). Il sacerdote è l'ambasciatore di Dio; ha potestà sul corpo reale e mistico di N. S. Gesù Cristo. E' una dignità angelica, divina. Post Deum, terrenus Deus (S. Clemente) (6). Spaventato da sì eccelsa dignità, non vi ascese S. Francesco d'Assisi, preferendo rimaner diacono tutta la vita.

Per ascendere al sacerdozio è necessaria una speciale vocazione. Nostro Signore disse agli Apostoli: Non siete voi che avete scelto me, ma io ho eletto voi (7). E S. Paolo: Né alcuno si appropria da sé tale onore, ma chi è chiamato da Dio come Aronne (8).

Sono segni di vocazione:

a) Certa inclinazione, genio e gusto per il servizio di Dio e per quanto appartiene all'altare; quindi amore a ben fare le sacre cerimonie anche minime, alla pulizia e decoro delle chiese, ecc.

b) Fine retto: non umano, di lucro, di comodità o per accontentare i parenti; e invece vera volontà di tutto consacrarsi alla gloria di Dio e al bene delle anime.

c) Probità di vita, cioè desiderio di tutte le virtù e sforzo di acquistarle; specialmente amore alla castità. Guai a chi non è puro e casto! Questa virtù è assolutamente necessaria, almeno riparata da tempo con una pietà intensa.

d) Ingegno sufficiente, secondo il giudizio dei superiori. Il giovane sarà tranquillo sulla vocazione, se avrà avuto confidenza con i superiori e col confessore, ed avrà aperto loro il cuore. Per bocca dei medesimi il Signore gli farà conoscere e lo renderà certo della vocazione. In questo caso, segua animosamente la vocazione, per quanto sublime gli appaia la dignità sacerdotale; faccia quello che può da parte sua e speri nel Signore, che gli concederà tutte le grazie necessarie. Nel caso invece di dubbio, conviene ritrarsi.

Vocazione religiosa

Se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai e dallo ai poveri e vieni e seguimi (9). Con queste parole Nostro Signore offre a tutti lo stato religioso. Lo afferma S. Tommaso: "Il consiglio dato dal Signore all'adolescente deve prendersi come rivolto a tutti" (10). Ma per abbracciare di fatto i consigli evangelici, basta questa chiamata in genere? No, risponde S. Roberto Bellarmino, essa non basta; ci vuole la vocazione propriamente detta, cioè una determinazione particolare all'individuo, di quel generale invito. Lo stesso afferma lo Scavini: "Per la vocazione religiosa non è sufficiente la chiamata in genere, che è fatta a tutti, ma si richiede una grazia speciale, in forza della quale l'individuo sente che i consigli evangelici sono per lui la via migliore e che quindi deve abbracciarli" (11). Dello stesso avviso è S. Tommaso, il quale spiega che il seguire i consigli evangelici è bensì cosa buona per tutti, ma in pratica non può essere tale se non per chi vi si sente inclinato (12).

Quali sono i segni per conoscere la vocazione religiosa? Non parto dei modi straordinari di vocazione, come fu per S. Paolo, S. Antonio, ecc. S. Francesco di Sales dice che, per sapere se Dio chiama uno allo stato religioso, non è necessario aspettare che Dio stesso gli parli o gli mandi un angelo dal Cielo a significargli la sua volontà (13). I segni ordinari di vocazione allo stato religioso si possono ridurre ai seguenti:

1 - Un'inclinazione spontanea e costante atto stato religioso in genere e ad una Religione in particolare. Non si richiede un inclinazione sensibile ma della volontà. Non nuoce quindi qualche temporanea ripugnanza o difficoltà e anche - secondo S. Tommaso - qualche leggero dubbio, che bisogna disprezzare (14). Così l'inclinazione a farsi Trappista non esclude che uno senta qualche ripugnanza al pensiero delle penitenze cui va incontro. Se invece ci fosse una ripugnanza forte e costante per un determinato stato di vita, sarebbe segno di non vocazione. Così ancora, dal fatto che uno vada soggetto a passeggeri raffreddamenti per lo stato religioso, non si deve subito concludere che non ha vocazione; purché la volontà resti costante a non abbandonare la divina chiamata o anche solo conservi, al dire di S. Francesco di Sales, qualche affezione verso la medesima (15).

2 - Attitudine allo stato religioso. Il can. 558 dice: "Può essere ammesso nella Religione qualunque cattolico cui non s'opponga qualche legittimo impedimento; che abbia retta intenzione e sia idoneo a portare gli oneri della Religione abbracciata". Qui si parla di idoneità fisica e morale, e per quella determinata Religione che si vuole abbracciare.

Se tutti infatti possono aspirare alla perfezione religiosa, non tutti son fatti per la stessa vita o forma religiosa. Così non tutti son chiamati ad essere Certosini o Trappisti. Ogni istituzione religiosa ha i suoi speciali caratteri, condizioni e pesi; per cui bisogna avere le qualità necessarie per poi adempierne gli obblighi. In tutte le Religioni son necessarie le virtù e lo spirito di pietà, e un certo grado di ingegno e di salute.

Per il nostro Istituto, oltre la pietà con tutte le virtù religiose, si richiede anche ingegno e sanità. L'ingegno è necessario soprattutto agli aspiranti al sacerdozio: dovendo il missionario essere ben preparato ad insegnare le verità e a sciogliere le obiezioni, senza dover consultare libri o chiedere consiglio, il che non sempre è possibile in terra di Missione. Se uno non riesce negli studi, per quanto sia buono e per quanto sia felice di stare con noi, questo non è il suo posto. Per i Coadiutori si richiede ingegno sufficiente per riuscire nelle arti e mestieri e poter fare un po' di catechismo agli indigeni.

Riguardo alla sanità, voi ben capite quanto sia necessaria al missionario. Ond'è che il medico, prima del vostro ingresso e durante la prova, deve constatare se siete di costituzione sana. Non è necessario essere un colosso, ma che almeno uno non abbia mali o difetti che lo rendano inutile e anche di peso alla comunità, inadatto alle fatiche dell'apostolato. Potrà uno zoppo essere sacerdote nelle nostre Diocesi, ma non nelle Missioni, dove ci vogliono buone gambe. Ciò spiega il perché di tanti non accettati da noi, e di altri che ne uscirono.

3 - Retto fine soprannaturale. Non vi si oppone qualche fine secondario, ma solo come causa od occasione impellente o concomitante. Deve però sempre prevalere il fine soprannaturale, come sarebbe al dire di S. Alfonso: "stringersi più intimamente a Dio, riparare la vita passata (purché del ravvedimento si dia prima prova nel secolo), allontanarsi dai pericoli del mondo" (16). Egli ammonisce perciò il confessore a ben considerare il fine di chi vuol farsi Religioso: confessarius maxime expendat finem. Che se trovasse che il fine è puramente umano (condurre una vita più comoda, liberarsi dalla tirannia dei parenti o, viceversa, compiacere ai medesimi che ve lo spingono) non dia il suo consenso.

S. Agostino non dubita d'affermare che "son molti i Religiosi che dimostrano non di aver lasciato, ma di cercare le comodità": e ciò nel vitto e in tutto. Religiosi di abito, non di spirito; religiosi più per necessità, che per volontà; religiosi per i quali era meglio restarsene nel secolo piuttosto che, in uno stato più perfetto, mettere a repentaglio la propria salvezza eterna. Si dice talora: "Ha fatto il sacrificio...". Che sacrificio ? Ha maggior agiatezza adesso di prima! Altri asseriscono non esservi più ai nostri giorni chi si faccia Sacerdote per forza. No, no, ce ne sono ancora! Una volta c'erano i lauti benefici; adesso ci sono pie persone che aiutano, e gli studi non costano tanto; la vita (essi pensano) è più comoda e il prete non muore di fame...

Lo stesso avviene in Religione; e coloro che nel secolo avevano minori agi, in Religione sono i più pretenziosi. Non dico che sia sempre così, ma in generale è così davvero. Nemmeno dico questo per voi. Che se vi fosse fra voi chi è entrato nell'Istituto con fine non retto, lo rettifichi se può, e solo allora può continuare. Siete venuti qui non per scansare la fatica o togliervi i fastidi, ma per farvi santi e salvare le anime.

Vocazione missionaria.

Per ciò che riguarda la vocazione missionaria, la cosa è più semplice. Che cos'è la vocazione apostolica o missionaria? E' quell'atto di provvidenza soprannaturale con cui Dio sceglie alcuni e li fornisce delle doti convenienti per portare la fede nei paesi pagani. N.S. Gesù Cristo applicò, cominciando dagli Apostoli, e continua ad applicare nel tempo i decreti eterni di Dio. Egli trasmette in ogni tempo a taluni uomini la sua stessa missione: Come il Padre ha mandato me, così lo mando voi (17). La Chiesa ne prende atto e, a sua volta, conferma tale divina missione. Tutti i Missionari operano in nome della Chiesa.

Questa vocazione è di quanti Sacerdoti o Religiosi amano molto il Signore e bramano farlo conoscere, disposti a qualsiasi sacrificio, pur di conseguire il nobile fine. Non si richiede nulla di più. Tutti i Santi hanno sempre bramato di andare in Missione: S. Francesco d'Assisi, S. Romualdo, S. Teresa, S. M. Maddalena de' Pazzi e ultimamente S. Teresa del Bambino Gesù, proclamata dalla Chiesa patrona di tutte le Missioni. Oggidì persino i Trappisti e le Trappiste sono nelle Missioni.

Invero, che differenza c'è tra il predicare il Vangelo nei nostri paesi e l'annunziarlo ai pagani? Non è la stessa vocazione? Non è questo uno stretto dovere di tutti i Sacerdoti? Ogni sacerdote è missionario di natura sua; la vocazione ecclesiastica e quella missionaria non si distinguono essenzialmente; non si richiede, ripeto, che un grande amore di Dio e zelo per le anime. Non tutti potranno effettuare il desiderio di recarsi in Missione, ma tale desiderio dovrebbe essere di tutti i sacerdoti. L'apostolato fra gli infedeli è, sotto questo riguardo, il grado superlativo del sacerdozio. Se poi si tratta di un Religioso non sacerdote, s'egli è di vita attiva, specialmente poi se questa si svolge in paesi pagani, è anche lui un vero missionario. Così è dei nostri Coadiutori.

Viene talora ad inquietare gli alunni missionari il dubbio di non essere chiamati all'apostolato. Pena dolorosa, che fece perire molte vocazioni o almeno intiepidì il fervore per ben prepararsi all'apostolato. L'avete voi questa vocazione? Rispondo che non è necessario aver avuto segni straordinari, neppure bisogna pretenderli. Se anche venisse un angelo dal Cielo, potremmo sempre dubitare che si tratti d'illusione. Basta aver avuto qualche segno speciale, che parve forse casuale ed era invece da Dio ordinato alla santa vocazione: la lettura di un periodico o libro missionario, una predica sulle Missioni, l'esempio di un compagno, la parola del parroco o del confessore, forse anche talune circostanze di famiglia, ecc. Questi segni bastano; essi sono la via ordinaria di cui Dio si serve per destare, in chi è prescelto, la vocazione missionaria. Ora io dico a quanti qui siete: questi segni li avete avuti certamente e quindi potete stare tranquilli sulla vostra vocazione, a meno che vi sia il giudizio contrario dei superiori per inettitudine fisica o morale, o piuttosto per mancanza di corrispondenza alla vocazione

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