Istituto o Congregazione
La nostra Comunità si denomina Istituto o Congregazione e non Ordine, perché questo secondo termine, in conformità alle norme della Chiesa, è riservato per le comunità di voti solenni. Quindi, invece di Monastero, Convento, Monache, ecc., si devono usare i termini: Istituto o Congregazione, Case, Suore, ecc.
Si è poi preferito Istituto a Congregazione, perché titolo più comune e moderno.
E' detto: "della Consolata per le Missioni Estere", come il genere e la specie, per distinguerlo da vari Istituti denominati pure "della Consolata" ma che non hanno per fine le Missioni Estere.
Secondo le norme della Chiesa, il titolo di un Istituto può desumersi: o dagli attributi di Dio (Figli della Provvidenza), o dai Misteri di nostra santa Religione (Trinitari), o dalle feste di Nostro Signore (Redentoristi), o dalle feste della B. V. Maria (Visitazione), o dai Santi (Giuseppini), o dal fine speciale dello stesso Istituto (Fratelli delle Scuole Cristiane).
Possiamo anche ricordare che è proibito prendere titoli di Istituti già esistenti o esistiti, se non s'aggiunge qualcosa per distinguerli. Neppure son permessi titoli che sappiano di leggerezza, di strana novità o indicanti qualche divozione non approvata dalla Chiesa.
Natura: Congregazione Religiosa
Il nostro Istituto ha scelto la forma di Congregazione Religiosa. Perché ? Considerata la cosa davanti a Dio, studiata la diversa natura dei preesistenti Istituti Missionari: quelli senza alcun legame fra i membri e la Casa, come il Collegio di Brignole Sale; quelli che hanno solo il giuramento di Missione, come le Missioni Estere di Parigi, e infine quelli religiosi, si preferì quest'ultima forma: a) per la maggior perfezione; b) per la sicurezza anche materiale di cui vengono a godere i membri sino alla morte.
Lo stato religioso poi, sebbene uno quoad substantiam, è vario nelle modalità: sia riguardo alle persone, sia riguardo ai fini speciali e secondari, sia riguardo al tempo e alle pratiche di ciascun Istituto. S. Bernardo, a spiegare la molteplicità degli Ordini nella Chiesa dice che "come molte sono le mansioni nella Casa del Padre così diverse sono le vie che vi conducono" (1). Ed applicando alla Chiesa il versetto del Salmo: Alla tua destra sta la Regina, in vestimento d'oro con varietà di ornamenti (2), spiega che tale varietà di ornamenti sta appunto nella varietà degli Ordini religiosi (3). Secondo S.Paolo, sono diversi i doni naturali e soprannaturali dati da Dio a ciascuno, e lo Spirito Santo si adatta all'indole, alle forze, alla capacità di ciascuno, per far tutti santi. E veramente in ogni Religione si hanno dei Santi.
Le Religioni si sogliono comunemente distinguere in Religioni contemplative, attive e miste. Le Religioni contemplative si dedicano principalmente alla preghiera, meditazioni, esercizi ascetici. Le Religioni attive si consacrano più particolarmente alle opere esteriori: predicazione, cura dei malati, ecc. Le religioni miste si propongono di armonizzare la vita contemplativa con quella attiva. Evidentemente questa divisione non va intesa in senso rigido.
Quale di queste tre vite sia la più perfetta, è difficile rispondere. Tutte infatti hanno per fine primario la santificazione dei membri, e in ciò sarebbero uguali; poi, per l'individuo, è migliore quella a cui Dio lo chiama con speciale vocazione.
Quanto agli Ordini religiosi nella Chiesa in successione di tempo, prima vennero gli Ordini monastici, poi dei Frati e dei Chierici Regolari.
Dopo il secolo XVII sorsero i Religiosi coi soli voti semplici, e sono Congregazioni. Ad essi si aggiunsero in seguito le numerose Congregazioni moderne, sia maschili che femminili.
S.Bernardo fa giustamente osservare che tutti gli Ordini, Congregazioni e Istituti religiosi si uniscono nella carità, come la Chiesa che è una in charitate, divisa in ordinatione. Quindi, come approvati dalla Chiesa, amarli tutti, stimarli, non parlarne mai male, non invidiarli, ma godere del bene che operano. "Mi tengo stretto al mio Ordine con le opere - dice ancora S. Bernardo - e a tutti gli altri con la carità" (4).
E' bene che in un Ordine o Congregazione si abbia un solo modo di pensare? Sì, perché la carità è favorita dalla comunanza delle opere e anche delle opinioni. Chi vuol sentire diversamente dagli altri, spesso è un superbo ed è causa di decadenza e di dissoluzione nella propria Congregazione.
I fini dell'Istituto
Fine primario del nostro Istituto, come di ogni altro, è la santificazione dei membri, della quale tratteremo in seguito. Esso ha inoltre il proprio fine speciale e secondario, che ne forma la caratteristica ed è la sua ragion d'essere: l'evangelizzazione degli infedeli.
Secondo le norme della Chiesa, il fine secondario e speciale è formato da quelle speciali opere di carità verso Dio e verso il prossimo, per l'esercizio delle quali l'Istituto venne fondato. Il fine speciale deve quindi riguardare l'esercizio della carità verso Dio e verso il prossimo, né si potrebbe, ad esempio, assumere la cura degli operai nelle fabbriche, se non per far loro del bene spirituale.
Inoltre, sempre secondo le predette norme, il fine secondario dev'essere ben definito. Non deve perciò abbracciare troppe opere differenti né tali che, per quanto in sé lodevoli, non siano convenienti a Religiosi o Suore. Vennero perciò riprovate le costituzioni di alcuni Istituti, che si proponevano di applicarsi a tutte le opere di carità.
Finalmente non è permesso cambiare il fine secondario in un altro o aggiungervi delle opere non confacenti al medesimo, senza il permesso della Sacra Congregazione. Quindi un Istituto fondato per le scuole non deve intraprendere l'assistenza negli ospedali.
Applicando a noi le predette norme: l'evangelizzazione degli infedeli può e deve abbracciare tutte le opere e usare tutti i mezzi che sono necessari od utili a questo fine, secondo le circostanze di luogo e di tempo, ed approvati dalla S. Sede. Abbiamo avuto speciali approvazioni per le fattorie agricole e laboratori industriali, per le scuole e visite a domicilio, per le cure mediche, per l'orfanotrofio, i collegi, ecc.
Sempre per il suo fine speciale, l'Istituto non può applicarsi alla conversione degli eretici, eccetto che per accidens e come mezzo per conseguire il fine. Per questo suo carattere esclusivo esso si distingue da quelle varie Congregazioni che, pur avendo Missioni, si occupano anche di predicazione nei nostri paesi, di scuole, ecc.
Chi entrasse nel nostro Istituto con fine diverso dal divenire Missionario della Consolata, sarebbe un intruso e dovrebbe rendere conto a Dio, alla Casa e ai benefattori. L'Istituto non è un collegio od un seminario in cui possano avere il loro svolgimento varie vocazioni, ma solamente quella di Missionario, e questi della Consolata. Se qualcuno vi fosse entrato con retta intenzione, stimandosi a questo chiamato, ma alla prova si accorgesse di non aver tale vocazione, dovrebbe previo prudente consiglio dei superiori, ritirarsi e ritornare al secolo o a quello stato che è fatto per lui. Mancherebbe pure al suo dovere chi, chiamato da Dio non corrispondesse, col non formarsi alla virtù o spirito speciale dell'Istituto.
Gli alunni devono perciò, fin dal tempo della formazione e poi anche nelle Missioni, eccitare in se stessi un ardente zelo della salvezza degli infedeli. In particolare devono sin d'ora assuefarsi a fare a meno di quelle piccole comodità ed agi della vita civile, cui si è ordinariamente tanto attaccati, da sembrarci necessari al punto che ci immaginiamo di fare un grave sacrificio ad esserne privi. E' questa l'unica via per arrivare a quella generosità d'animo, che ci farà sopportare con gioia i maggiori sacrifici e le privazioni della vita di Missione.