Mistero di fede
Nostro Signore disse un giorno ai suoi discepoli: Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete. Vi dico infatti che molti Profeti e Re vollero vedere le cose che voi vedete e non le videro (923). Fu certamente gran fortuna vivere al tempo di Nostro Signore, conoscerlo di presenza, udirlo parlare ed essere testimoni di tanti miracoli da lui operati. Questa fortuna non ebbero gli antichi Patriarchi e Re (S. Matteo dice: " i giusti ") ed i Profeti dell'Antico Testamento. Essi, come Abramo, sospirarono il venturo Messia, nella cui fede dovevano salvarsi. Abramo trasalì di gioia al pensiero che avrebbe veduto il mio giorno: lo vide e si rallegrò (924). Lo vide, sì, ma solo in visione, come Davide ed Isaia, i quali quasi ne scrissero in antecedenza la vita. I discepoli invece poterono vedere e udire Gesù in persona, trattare con Lui familiarmente. Beati essi! Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete! (925).
E noi siamo solo nella condizione di quelli dell'Antico Testamento? e non beati?... Oh, no! Gesù diceva a S. Tommaso, dopo avergli mostrato le sue sacratissime piaghe: Beati quelli che non videro e hanno creduto! (926). Dunque anche noi beati, se abbiam fede in Gesù.
E notate: noi siamo doppiamente beati. Prima, perché crediamo senza vedere; poi perché realmente vediamo e ascoltiamo. Non è necessario vedere con gli occhi e udire con le orecchie del corpo, per dire che vediamo e udiamo. Le cose si conoscono anche mediante la storia: per cui sappiamo quanto disse e fece Nostro Signore quand'era su questa terra, e quanto ancora Egli fece, nella Chiesa e per mezzo della Chiesa attraverso i secoli. Cosicché, sebbene non abbiamo avuto la fortuna di godere della presenza corporale e sensibile di Gesù, godiamo di quanto disse e fece; quindi siamo doppiamente beati. Gesù è sempre con noi fino alla consumazione dei secoli. Specialmente Egli è con noi nel SS. Sacramento, dove, vivo come in Cielo, possiamo vederlo con gli occhi della fede e ascoltarlo.
Ogni anno si celebra in Torino la festa del miracolo avvenuto nel 1453. Alcuni ladri avevano rubato in una chiesa del Delfinato (Francia), asportando l'ostensorio con l'Ostia consacrata. Di tutto fecero un involucro, lo caricarono su di un mulo, poi discesero in Italia, a Torino. Giunti presso la chiesa dello Spirito Santo, il mulo cadde, e né parole né bastonate poterono più muoverlo. Intanto si slegò l'involucro e l'Ostia santa con l'ostensorio si sollevò in alto, e là rimase splendente come il sole. Vi accorse tutta la città, con a capo il Vescovo. Da tutti si pregava. Venne giù l'ostensorio, ma l'Ostia no. Vescovo e fedeli continuarono a pregare. Il Vescovo prese il calice (quello che ancor oggi si usa il Giovedì Santo), e, genibus provolutus, pregava il Signore che discendesse. Discese infatti e fu portato in Duomo.
L'Ostia consacrata fu conservata a lungo, poi fu consumata perché non si corrompesse. A Chieri, nel Duomo, c'è ancora il tabernacolo nel quale fu riposta. Quindi si fabbricò la chiesa detta ancor oggi del Corpus Domini, nella quale una piccola cancellata segna il luogo preciso del miracolo.
Ogni anno si fa una grande funzione e, alle cinque pomeridiane, tutte le campane di Torino suonano a festa. Vennero poi istituiti i Canonici del Corpus Domini, poi l'Ufficiatura, ecc. Ecco il miracolo, ed ecco perché Torino è chiamata la città del SS. Sacramento, come è la Città della Sindone e della Consolata. Ed è tanto certo il miracolo, che, sotto i portici del Palazzo di Città, è ricordato e descritto da una lapide.
Noi stimiamo fortunati i Torinesi di allora, che poterono assistere a sì strepitoso miracolo. Se fossimo vissuti in quel tempo, come saremmo accorsi! Non così fece S. Luigi re di Francia. Un giorno vennero a dirgli che nell'Ostia, dopo la consacrazione della Messa, si vedeva il Divin Bambino e che perciò andasse a vederlo. Anzi, a questo scopo, il sacerdote s'era fermato e aspettava. Ma il santo re rispose: " Credo che nell'Ostia consacrata c'è il Signore e non ho bisogno di vederlo; il sacerdote continui pure la Messa ". Egli non volle perdere il merito della fede.
Talora si dice: " Ah, se vedessi! Mi pare che avrei più fede ". No, no; se anche domani si ripetesse il miracolo, molti crederebbero, sì, ma molti no. A noi basta sapere che c'è. È là vivo, come son vivo io in questo momento. È là con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Lo crediamo più che se lo vedessimo. Se lo vedessimo, potrebbe essere un'illusione; e invece lo sappiamo per fede e quindi siamo più certi che se lo vedessimo coi nostri occhi. La fede e la parola di Dio ce ne assicurano più di ogni altro mezzo. Praestet fides supplementum sensuum defectui: la fede supplisce in modo da non lasciarci dubbio alcuno.
In quel bell'Inno dell'Adoro Te devote, che cosa diciamo? Visus, tactus, gustus in te fallitur: la vista, il tatto, il gusto non Ti percepiscono; sed auditu solo tuto creditur. Il Signore l'ha detto, dunque credo! Credo tutto quello che Egli ha detto: credo quidquid dixit Dei Filius! Non vi è nulla di più vero della parola di Dio: Quod non capis, quod non vides, animosa firmat fides. La fede, una fede viva ci dice, ci attesta, ci conferma che nell'Ostia santa c'è Nostro Signore Gesù Cristo, e noi lo crediamo, anche se non comprendiamo, anche se non vediamo.
È tale la nostra fede? Così intima, viva e continua?... Eppure Gesù è realmente con noi, là nel santo tabernacolo, e vi sta giorno e notte, e vi dimora solo per noi: come padre, padrone, amico; pensa continuamente a noi per aiutarci. Lo crediamo noi con fede viva e pratica? Operiamo noi secondo questa verità, vivendo sempre sotto i suoi occhi e tutto facendo in unione con Lui e per Lui?... Vedete, può avvenire che, pel fatto che Gesù è sempre con noi, noi non vi diamo più tanta importanza. Il Signore si lamentava già con i Giudei: che la regina Saba s'era mossa per andare a vedere Salomone, attratta dalla sapienza di lui, eppure: plus quam Salomon hic! (927). Così noi, che pur diciamo di credere alla sua presenza reale, sovente non vogliamo disturbarci e lo lasciamo solo. Non dico che lo trascuriamo, ma non palpita il cuore!
Vi ho detto che noi siamo più felici, che non quelli che vissero ai tempi di Nostro Signore; ora aggiungo che così è per altri due motivi. Dapprima, perché essi lo possedevano in stato di infermità, passibile; noi in stato di gloria, impassibile come è in Cielo. Poi perché allora Nostro Signore non poteva essere veduto che da alcuni, in pochi luoghi, ad intervallo; per vederlo, dovevano portarsi da un luogo all'altro, e quel poveretto di Zaccheo dovette faticare non poco e arrampicarsi sul sicomoro. Noi invece l'abbiamo continuamente in mezzo a noi, dal mattino alla sera, dalla sera al mattino. Abbiamo solo da andare in cappella, solo da pensare al tabernacolo... sempre Egli ci dà udienza. Cosicché si può dire che la sua Presenza Sacramentale in mezzo a noi è per noi più preziosa, che non fosse la sua presenza corporale e sensibile per i Giudei. Si può anzi aggiungere che non c'è diversità sostanziale tra i Beati e noi, perché Nostro Signore nel SS. Sacramento è tale quale si trova in Cielo. Quindi anche noi siamo felici come i Beati!
Io vorrei che oggi e sempre meditaste maggiormente questo Mistero d'amore. Sì, mistero di fede e mistero d'amore!
I tre stati di Gesù in Sacramento
Gesù è presente nella SS. Eucaristia, come vittima, come cibo e come amico.
COME VITTIMA - È come vittima nella S. Messa; vittima per noi e per i nostri peccati. Ipse est propitiatio pro peccatis nostris (927 bis). Tutti i giorni e più volte al giorno Egli s'immola per noi. E noi quale stima facciamo della santa Messa? Quale contentezza sentiamo nel celebrarla o nel poterne sentir molte ogni giorno? Figuratevi in ogni Messa, come è vero, di assistere alla scena del Calvario con Maria SS., e pregate Gesù di versare sull'anima vostra il suo preziosissimo Sangue.
COME CIBO - In secondo luogo Gesù è nel SS. Sacramento come cibo, cioè per farsi cibo delle anime nostre. Io sono il pane di vita (928). Anzi, questo è il fine principale della sua dimora fra noi. Dall'altare Egli ci ripete: Venite, mangiate del mio pane (928 bis), che è pane di vita. Vostro impegno sia di accostarvi sovente e colle migliori disposizioni di purezza e di amore.
COME AMICO - In terzo luogo Gesù è nel SS. Sacramento come amico, quindi trattiamolo come tale. Egli ci vuol bene e noi vogliamo bene a Lui. Comprendete bene questo mistero d'amore per noi: quale amico Egli ci accoglie con affetto, anzi con acceso desiderio, ogni volta che veniamo a visitarlo. Sebbene se ne stia tutto solo durante la notte e gran parte del giorno, per non disturbarci nelle nostre occupazioni, si contenta dei pochi minuti a voi permessi per venirlo a visitare, e allora trova le sue delizie a trattenersi con voi, come amico fra amici.
E noi come corrispondiamo a tanta bontà?... Dobbiamo corrispondervi con venirvi volentieri anche di propria spontanea volontà, sia pure per brevi istanti, trattenendoci alla sua presenza con fede e amore, stimandoci felici di tanta familiarità. Sì, aver fede: pensare che è lì presente, far bene le genuflessioni, scacciar via tutto quanto ci può distrarre. Partendo poi dalla chiesa, riterrete qui il vostro pensiero, farete tante comunioni spirituali. Dovreste farne centinaia al giorno. Tra amici ci vuole unione!
Se farete a questo modo, dimostrerete la vostra riconoscenza a Gesù, che ha posto la sua dimora in questa Casa e non vi meriterete il rimprovero fatto ai Giudei da S. Giovanni Battista: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (929). Egli è in mezzo a voi, e voi non conoscete la gran fortuna di possederlo!... Felici voi se, in questi anni di preparazione all'apostolato, sarete veri divoti di Gesù Sacramentato. Egli vi formerà a tutte le virtù ed accenderà in voi quel fuoco che è venuto a portare sulla terra e che, per mezzo vostro, vuole s'accenda nelle anime degli infedeli. Felici voi se nelle Missioni sarete ben compenetrati di questa divozione! Allora Gesù Sacramentato, anche in povere capanne, sarà il vostro sostegno, il vostro conforto, il vostro tutto.
La S. Messa, la Comunione, la Visita a Gesù Sacramentato: ecco i nostri tre amori!
La santa Comunione
LE NECESSARIE DISPOSIZIONI DELL'ANIMA - Secondo il Decreto della S. Congregazione del Concilio in data 20 dicembre 1915 il confessore non può rifiutare che si accosti alla Comunione chi è in grazia di Dio e ha retta intenzione. Adunque è volontà di Nostro Signore, e anche della Chiesa, che facciamo la Comunione anche tutti i giorni; procurando però di farla bene, con le dovute disposizioni. S. Teresa disse " bastare una Comunione ben fatta a santificare un'anima " (930). Or come mai noi, dopo tante Comunioni, non siamo santi, ma sempre coi soliti difetti? Il difetto non sta nel Cibo, ma in chi lo prende.
Anzitutto è assolutamente necessario non avere sulla coscienza alcun peccato mortale certo. Guai al primo sacrilegio!... Voi sapete però che, per commettere un peccato mortale, son necessarie tre cose: materia grave, piena avvertenza e piena volontà nell'atto di commettere il peccato. Se manca una di queste condizioni, il peccato non è più mortale o anche non c'è peccato. Quindi le tentazioni anche brutte, se non vi si acconsente, non impediscono che uno si accosti alla santa Comunione. Tanto meno i sogni cattivi e quanto accade nel sonno. Chi pertanto sa di non aver peccato mortale sulla coscienza, può tranquillamente accostarsi alla Comunione. Chi invece sa di averlo, deve prima confessarsi; si lascia la Comunione anche tutta la settimana, se uno non può confessarsi prima.
Se basta non esser in peccato mortale per non fare sacrilegio, basterà per ottenere tutti i frutti della S. Comunione? No, ciò non basta per piacere a Gesù e ricevere tutte quelle grazie che Egli suol apportare a chi ben si comunica. È necessario, oltre allo stato di grazia, essere esenti dai peccati veniali pienamente deliberati e dall'affetto ai medesimi, come dice il citato Decreto.
Sì, delle miserie ne avremo sempre; ma almeno portiamo a Gesù un vero desiderio di emendarci e anche qualche sforzo fatto, qualche vittoria ottenuta sulle nostre passioni. Allora Nostro Signore, guardando quel poco, ci aiuterà con la sua grazia a farne di maggiori e più frequenti, e così c'incamminiamo nella via della perfezione.
Quanto alla seconda condizione, che è la retta intenzione, il Decreto parla chiaro. Sarebbe vergognoso andare alla Comunione come si andrebbe a colazione, o per paura di essere notato dai Superiori e compagni, o per essere benvisto dai Superiori. Via tutti questi fini non retti! Vado alla Comunione anche se fossi solo; e non ci vado solo perché tutti gli altri ci vanno. Nessuno bada a chi fa o non fa la Comunione, anche se uno andasse solo alla domenica. In questo siamo liberi. " Ma se non vado diranno che ho un peccato mortale sulla coscienza! ". No, nessuno deve guardare gli altri. Può darsi che uno non stia bene e teme inconvenienti, o che in quel giorno si astenga per umiltà (quantunque l'amore dovrebbe vincere l'umiltà). Insomma, ci son tanti motivi per cui uno può lasciare la Comunione.
Ricordatelo: riguardo alla Comunione c'è libertà massima. Mi piace tanto l'ordine, ma nell'andare alla Comunione, voglio che ci sia il disordine. Il disordine lo ammetto solo per andare alla Comunione: non guardare né ordine di anzianità né di banco o d'altro genere. Non voglio che uno si accorga di chi fa o non fa la Comunione. Così non voglio che il sacrestano conti le ostie; è proibito di farlo. Quando non ce ne sono più, ne mette delle altre, ma senza contarle...
La retta intenzione richiesta per la santa Comunione è dunque questa: non andarvi per uso, non per vanità, non per altri riguardi umani; ma per assecondare il desiderio di Dio e per ottenere un aumento di grazia.
Per altra parte, non lasciare la Comunione solo perché ho delle miseriette, perché ho commesso qualche peccatuccio. Ci son tanti mezzi per cancellare i peccati veniali, come l'acqua benedetta: anche, e soprattutto, la Comunione. Essa è il rimedio, l'antidoto, per cui siamo liberati dai peccati giornalieri, e preservati dal cadere nei mortali. Lo dice il Concilio di Trento: Antidotum quo culpis quotidianis liberamur et a mortalibus praeservamur (931). Nostro Signore vede che siamo dolenti delle nostre colpe e mette tutto a posto. Dunque stiamo a quello che dice il Decreto: che non è necessario essere santi per accostarsi alla Comunione; andiamo ad essa per santificarci.
Retta intenzione e buona volontà, amore e divozione: ecco ciò che dobbiamo portare alla Comunione. Se uno va ad attingere acqua con un bicchiere, ne riempie solo un bicchiere; se va col secchio, ne riempie un secchio. Così per la Comunione: se mi accosto con freddezza, porto via poco; se mi preparo bene e vado con fervore, porto via molto. Chi non è infervorato nella Comunione, non lo sarà nella Messa. Ma per farla fervorosa, bisogna scuoterci, metterci d'impegno, fare qualche sforzo per vincere i nostri abituali difetti.
Una volta nei seminari non si teneva neppure il SS. Sacramento e la Comunione si faceva solo alla domenica. Anche ai miei tempi la Comunione non era quotidiana per i più. Alla domenica, tutti; al lunedì, la massima parte; al martedì, metà; al mercoledì, si contavano sulle dita della mano; al giovedì e venerdì, uno o due. Ora non è più così; e felici voi se vi accosterete quotidianamente con le dovute disposizioni! Gesù vi fortificherà per salire un giorno degnamente il monte santo del Sacerdozio. Per me vorrei che la faceste anche due volte al giorno, se ciò fosse concesso... Ecco perché voglio che nell'infermeria ci sia la santa Messa: è perché chi vuole abbia la comodità di comunicarsi. Quando nel Pater dite: Panem nostrum, domandate di far bene la Comunione.
IL PREPARAMENTO E RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE - Perché la Comunione produca un effetto maggiore e frutti più abbondanti, bisogna farvi precedere una diligente preparazione e far seguire un conveniente ringraziamento. Distinguiamo due preparazioni e due ringraziamenti: prossimi e remoti. Ciò si attua nell'unire una Comunione all'altra, in modo che il tempo intermedio s'impieghi parte in ringraziamento della Comunione precedente e parte in preparazione della seguente.
Preparamento remoto - Dalla Visita della sera a Gesù Sacramentato s'incomincia il preparamento remoto, servendoci dei sospiri dei Patriarchi e dei Profeti: Utinam dirumperes coelos et descenderes!... Veni Domine, et noli tardare!... (932). Vorrei già poterti ricevere stasera; oh, come è ancor lontano domattina!... Imitiamo Aman che, invitato a pranzo dal re Assuero, andava ripetendo pieno di gioia: Cras cum rege pransurus sum! (933). Egli era felice di pranzare con il re, e noi dobbiamo essere ben più felici di assiderci a questo banchetto divino, nel quale Nostro Signore ci fa realmente partecipi di Se stesso, si fa nostro cibo!
Andando a letto e svegliandoci di notte, volgiamo un pensiero a Gesù che dal vicino Tabernacolo ci aspetta, perché veniamo a riceverlo.
Al mattino, al suono della sveglia, figuriamoci che il Signore ci dica come a Zaccheo: Scendi presto, perché oggi devo fermarmi in casa tua (934). Il Signore l'ha questo desiderio di venire in noi, ma anche noi dobbiamo desiderarlo, sospirarlo.
Entrati in cappella, nel genuflettere, uno sguardo al Tabernacolo: Adoro Te devote!... Oppure con Samuele: Ecce, quia vocasti me (935). Eccomi, mi hai chiamato!... Così anche le preghiere che si recitano in comune, restano ordinate alla S. Comunione.
Preparamento prossimo - Il preparamento prossimo è quello che precede immediatamente la Comunione. Non è male, nel prepararci alla Comunione, avere il libro con le preghiere apposite, ma è meglio parlare noi a Nostro Signore. Col padre, con un amico, non abbiamo bisogno di libri, gli diciamo ciò che sentiamo in cuore. Così dobbiam fare con Gesù.
Vi suggerisco tre atti: - a) Atto di fede: pensare che vado a ricevere proprio Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, vivo come è vivo in Cielo - b) Atto di umiltà: Esamino le mie miserie... Grazie a Dio non ho peccati, ma ho delle miserie e mi umilio: Domine, non sum dignus! - c) Atto di amore e di desiderio: desiderarlo proprio: desiderarlo di cuore. Il Signore non chiede che amore, né può desiderare Gesù chi non lo ama... Quindi accostatevi alla Comunione, e mentre guardate l'Ostia consacrata, figuratevi che Nostro Signore vi dica: Ego sum Jesus! Son proprio Io, Gesù!
Ringraziamento prossimo - Nel ringraziamento prossimo facciamo cinque atti: a) Atto di adorazione - b) Atto di ringraziamento per tanti benefici: per la vocazione, per quel poco di corrispondenza che ho avuto, ecc. - c) Atto di offerta di tutti noi stessi: cuore, volontà ecc. - d) Atto di domanda: chiedere per noi e per gli altri, grazie temporali e grazie spirituali. Sono momenti preziosi in cui Gesù non ci può negar nulla - e) Atti di riparazione e di consolazione al Cuore di Gesù. Non cerchiamo solo sempre consolazione per noi, ma diamone anche un poco a Gesù, e non facciamoci dire da Gesù che siamo dei consolatori onerosi, come gli amici di Giobbe... Per esaurire tutti questi atti ci vuol tempo; facciamo quello che possiamo.
Ringraziamento remoto - Il ringraziamento remoto può farsi dividendo la giornata in cinque parti, corrispondenti ai cinque atti del ringraziamento prossimo.
Dal momento della Comunione fino alle 8: continuare il ringraziamento prossimo: esso può continuarsi anche nello studio, indirizzando a questo fine ciò che facciamo.
Dalle 8 alle 10: atti di adorazione; unirsi agli Angeli e ai Beati del Paradiso per adorare Nostro Signore: Benedicite omnes Angeli Domino... Benedicite sancti Domino (936). Per fare questi atti non è necessario usare formule particolari: basta l'intenzione indirizzando a tal fine ciò che facciamo, come già ho detto.
Dalle 10 alle 12: Atti di ringraziamento in unione ai giusti della terra: Benedicite spiritus et animae justorum Domino! (937).
Dalle 12 alle 14: Atti di offerta. Il tempo di pranzo è appunto adatto per fare tante piccole offerte. Unirci agli animali, che sono invitati dal Salmista a benedire anch'essi il Signore: Benedicite bestiae et pecora Domino (938), perché nell'atto del mangiare siamo un po' simili ad essi.
Dalle 14 alle 16: Atti di domanda, in unione alle piante, che tendono sempre verso il cielo: Benedicite germinantia in terra Domino! (939).
Dalle 16 alla Visita della sera: Atti di consolazione a Gesù, in unione ai minerali e a tutto il creato; che tutto il creato benedica il Signore!
Queste sembrano piccolezze, ma servono molto. Siamo tanto materiali, che abbiamo bisogno di questo e, una volta assuefatti, li faremo con tutta facilità. E così si vive di Gesù Sacramentato. San Luigi Gonzaga, che faceva la Comunione una o due volte la settimana perché non gli era permesso farne di più, divideva la settimana in preparamento e ringraziamento alla Comunione (940). Noi dividiamo la giornata e così si vive di fede. Bisogna che ci imbibiamo di questo spirito di fede, che ci spiritualizziamo.
Prendete questa pia pratica, miei cari, allora le vostre Comunioni saranno fervorose, vivrete di Gesù tutta la vita; tutto rivolgerete a Lui e tutto partirà da Lui. Felici voi, se così starete uniti a Gesù Sacramentato! Egli sarà la vostra felicità in vita ed il vostro premio in Cielo. Mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur! (941).
EFFETTI DELLA COMUNIONE - S. Tommaso dice che tutti gli effetti che il cibo e la bevanda materiale producono nella vita del corpo, li produce questo Sacramento nella vita dell'anima: sostenta, accresce, ripara, diletta (942).
Il primo effetto è dunque quello di sostenere la vita dell'anima. Lo afferma anche il Concilio di Trento. La Comunione opera tale effetto col tener lontano il peccato mortale che dà la morte all'anima, inoltre con aiutarla ad evitare anche i peccati veniali, che sono come una malattia dell'anima, che la indeboliscono e la dispongono alla morte. L'Imitazione di Cristo aggiunge che la Comunione non solo sostenta l'anima, ma accresce altresì le forze del debole corpo (943). S. Caterina da Siena visse molti giorni nutrendosi solo della Comunione (944).
Il secondo effetto è di accrescere la vita dell'anima, come Sacramento dei vivi, ex opere operato ed anche operantis. È per questo che le anime pie si lamentano di potersi comunicare una sola volta al giorno!
Il terzo effetto è quello di riparare l'anima dai suoi nemici, che sono il demonio, le cattive passioni e tendenze.
Il quarto effetto è di procurare all'anima un ineffabile diletto. Come il cibo materiale dà gusto al palato, così questo cibo Divino lo dà all'anima. Omne delectamentum in se habentem! Ah, se si ha fede, par proprio di sentire il gusto del Sangue di Nostro Signore! Voi non bevete il Sangue, ma dovete sentire il gusto del Corpo di Nostro Signore!
Vedete quante grazie in una sola Comunione! Come prima di lasciare il seno della Vergine sua Madre, Gesù la arricchì di un cumulo di grazie, così fa con noi, se andiamo a Lui con fede. Prima di lasciarci, fa come un ospite che vuol pagare l'ospitalità, e vi aggiunge un soprappiù di grazie.
La visita a Gesù Sacramentato
Il nostro Istituto deve formare uomini innamorati di Gesù Sacramentato. Vi sono due Visite al giorno oltre le tante volte che si viene in chiesa. Facciamole con vera fede e divozione; così anche in Missione continuerete a visitare Gesù nelle vostre Cappellette e a Gesù Sacramentato si porterà giorno e notte il nostro pensiero e il nostro cuore, come al centro. Quanto godo che Dio per mezzo nostro, vada moltiplicando i santi Tabernacoli! E quanti nuovi Tabernacoli col tempo! Sono focolai d'amore per noi e di misericordia per gli infedeli. Acquistate una tenera divozione verso Gesù Sacramentato e allora, nelle cappellette delle Missioni, troverete il vostro conforto, il vostro tutto; altrimenti Gesù sarà per voi freddo anche là!
Il santo Patriarca Giobbe si lamentava dei suoi amici venuti a consolarlo e li chiamava: Consolatori onerosi (945): cioè pesanti, noiosi, pretenziosi. Erano venuti a trovarlo, ch'era già gravato da mali, e rimasero qualche tempo in silenzio a vedere in lui tanta sofferenza, poi cominciarono a parlare con lunghi discorsi; ma, invece di consolarlo, gli dicevano ch'era stato colpito da Dio, perché ne aveva fatto delle grosse. E lui, nel rispondere, li chiamava consolatori onerosi. Ben detto! Tali sono tutti i consolatori umani, se non si ispirano ai sentimenti di fede; sono tutti consolatori prezzolati, interessati. Non sono punto piacevoli. Un avvocato consola il cliente, ma poi lo tormenta con la nota da pagare. Se andate dal medico, lo stesso: vi darà forse una medicina amara, e poi bisogna pagarlo. Anche fra amici, molti non sono capaci a dare la vera consolazione. Quindi succede che dopo aver confidato a costoro le nostre pene, non ne riceviamo che parole vane, e sovente ci pentiamo di aver parlato.
Solo Nostro Signore sa dare la vera consolazione, affinché si vada a cercarla da Lui, o almeno anche da Lui. Egli si lamenta e dice: " Andate a cercarla da tutti e io sono sempre l'ultimo! ". Ci dimentichiamo di andare al suo Cuore, che è la fonte di ogni consolazione. Possiamo ben dirgli qualunque cosa, che sempre Egli ci ascolterà, ci toglierà le nostre pene o ci insegnerà a ben sopportarle... Anche in Missione quando vengono i giorni neri, Gesù è là, nella cappelletta. Invece di star a penare, ricorriamo a Lui. Abbiamo Nostro Signore a due passi!... Ci vuole fede viva e pratica. Ma se non l'avete qui, come potrete averla là?
S. Alfonso in quella magnifica introduzione al libro delle " Visite " attesta che tutto il suo bene, l'essere stato tratto dal mondo, la fondazione della Congregazione, ecc. tutto doveva al poco (diceva per umiltà) di divozione al SS. Sacramento.
Il ven. Olier era divotissimo del SS. Sacramento; e fu appunto davanti a Gesù Sacramentato che sentì l'ispirazione di fondare una Congregazione per riformare il Clero. S. Stanislao Kostka n'era così innamorato che, infermo, meritò di riceverlo per mano degli Angeli, nella casa di quel Luterano che l'ospitava. S. Luigi si senti va così attratto verso Gesù Sacramentato che avendo gli i Superiori proibito di fermarsi in chiesa a lungo, doveva dire al Signore: a Non attirarmi tanto, i Superiori non vogliono! ". Oh se questo avvenisse anche a voi! Le ore passerebbero senza accorgersi e godreste quando si allunga un po' il tempo della Visita. In Paradiso non si fa altro; sempre col Signore, sempre alla sua presenza.
Non potendo voi stare sempre in chiesa, almeno quando abbiamo da andarvi, andiamovi volentieri, stiamo volentieri alla presenza di Gesù: con fede viva, anelando di consumarci per Lui, come l'olio della lampada e la cera delle candele. Non è necessario sentire sensibilmente questi diversi affetti, purché li vogliamo e ci regoliamo come se li avessimo. Gesù è là, nel SS. Sacramento, solo per noi.
Queste visite a Gesù Sacramentato son quelle che mantengono viva la vita di fede. Non è a caso che voi dovete fare due Visite al giorno a Gesù Sacramentato non è semplicemente per occupare in qualche modo il tempo, no! Voglio che vi leghiate a Gesù Sacramentato, sì che non possiate più vivere senza di Lui. E quando giunge l'ora della Visita, essere contenti, pronti; non aver nessun rimpianto di dover lasciare le altre occupazioni.
Dobbiamo visitare sovente Gesù in Sacramento per dovere di riconoscenza e anche per nostro bisogno. Anzitutto per riconoscenza. Un gran personaggio lo tratteremmo bene... Solo a Gesù mai un pensiero! Dobbiamo essergli grati. Egli potrebbe pretendere e dirci: " Io sto qui, sta anche tu! ". Ma no, si contenta del poco. Dobbiamo desiderare di andare in chiesa; bisognerebbe che ci facessimo cacciar via. Se Gesù Sacramentato fosse solo a Roma o in Palestina, chi non desidererebbe di andarvi? Ma no, Egli è in tanti luoghi. In questa stessa Casa è in più luoghi; in Missione, in tutte le nostre cappelle; e ciò perché ci vuol bene. Direte : " Lo crediamo ma non ci pensiamo! ". Questo non è fede; ci vuol fede pratica.
Sarebbe necessario praticare l'adorazione quotidiana, giorno e notte, come i Sacramentini. Se il Signore ci facesse questa grazia, dovremmo essere contenti. Più si sta davanti a Gesù Sacramentato e più si starebbe. Non vi è noia nella sua conversazione. S Ignazio diceva che nulla l'avrebbe turbato se non forse la soppressione della Compagnia, ma che con un quarto d'ora davanti a Gesù Sacramentato avrebbe aggiustato tutto, sarebbe ritornato tranquillo (946).
Siamo obbligati alla visita al SS. Sacramento anche per i nostri bisogni. Avete bisogno d'ingegno, bisogno dl vincere le tentazioni, bisogno di rinnegare la vostra volontà, bisogno di pregare molto e bene. Ebbene, ricorriamo a Lui. " Signore, aiutatemi, datemi buona volontà, datemi castità, ubbidienza... ". Egli dà a tutti abbondantemente e non rimprovera(947).
La Visita è importante. La consolazione più bella che potrete avere in Missione è la Visita. Quando sarete laggiù, non lasciatela mai, in nessun giorno dell'anno. Quando i nostri Missionari partono per le Missioni, non potendo più sul piroscafo fare la Visita a Gesù Sacramentato, cercano di supplire. Pensano: " Da quella parte c'è Malta e perciò c'è Gesù Sacramentato in qualche chiesa ". E così fanno la Visita.
Questa non è cosa immaginaria, perché Gesù è realmente presente nelle chiese e la distanza per Lui non conta... Qualche volta è bello fare spiritualmente il giro delle chiese di Torino: sono tante! Una pia persona mi diceva che, lungo il giorno, faceva spiritualmente il giro di tutte le nostre Stazioni di Missione, e voleva sapere quali erano quelle in cui c'era Gesù Sacramentato.
Dunque, sia la riconoscenza sia il bisogno esigono che andiamo a Gesù Sacramentato, che non Lo lasciamo solo. Quando fate le scale per andare in chiesa, mettete l'intenzione che ogni scalino sia un atto di amor di Dio, così arriverete a Lui preceduti da tanti meriti: andarvi e starvi volentieri. Poi lungo la giornata, moltiplicare le aspirazioni a Gesù Sacramentato, come tanti raggi che partono da Lui e ritornano a Lui. Un pensiero a Gesù aiuta sempre. Sta tutto lì: saper vivere praticamente di fede!... Vorrei farvi tutti divotissimi di Gesù Sacramentato; vorrei che i vostri occhi fossero così fissi, così penetranti, che vedessero Gesù là dentro. Non è impossibile... ci vuol fede!
Ora, come fare la Visita a Gesù Sacramentato? Appena entrati in chiesa e presa l'acqua benedetta, gettate uno sguardo al santo Tabernacolo e penetratevi fino in fondo; fate bene la genuflessione, dicendo: Adoramus Te, Christe, et benedicimus tibi! o qualche altra giaculatoria. Giunti al posto, si fa come per il ringraziamento alla Comunione. Recitata cioè la preghiera di S. Alfonso, che è tanto bella, parlate voi al Signore. Fate atti di adorazione: " O mio Dio, mio Signore! " quindi atti di ringraziamento, atti di offerta: " O Signore, ho niente, vi dò il mio cuore, bruciatelo col vostro! ". Poi si fa la Comunione spirituale: due cuori che si uniscono. Viene poi l'esame di coscienza e, dopo aver chiesto perdono a Gesù delle mancanze commesse, si fanno atti di domanda, di riparazione, di consolazione a Gesù. Non è necessario farli tutti questi atti prendete il primo, il secondo... Un libro va bene; ma non bisogna leggere, leggere; le preghiere scritte devono solo aiutarci. Bisogna leggerle adagio, come si succhia una caramella; non aver la mania di leggere tutto, no, ma fare proprio quel poco che si legge.
Nella Visita parlare un pochino a Gesù, ma poi lasciarlo parlare. Certuni vogliono sempre parlar loro, quasi avessero paura che Gesù parli loro. Direte che non lo udite. Fate di udirlo! Il Signore parlerebbe, ma noi non lo ascoltiamo.
Quando poi andate a far la Visita della sera, offrite a Gesù tutte le azioni della giornata: da una sera all'altra secondo il giorno liturgico.
Si termina la Visita con ringraziare Gesù che ci ha sopportati, gli si chiede la benedizione, e gli si dice che ritorneremo. Continuate poi la visita durante la giornata.
Gli ostacoli a star volentieri davanti a Gesù Sacramentato sono la superbia e la mancanza della bella virtù. Taluni stanno poco in chiesa, perché hanno paura che il Signore veda e metta il dito sulla piaga. Fatevi puri, allora sosterrete quegli occhi purissimi, divini...
Sì, siate innamorati di Gesù Sacramentato! Sia la nostra divozione principale. Nostro Signore è là per noi. Quando c'è Lui, nulla ci manca; ai suoi piedi tutto si spiega, si aggiusta tutto.
Concludendo: fate bene la Visita al SS. Sacramento, tenete ben cara questa santa pratica. Di là Gesù ci concede tutte le grazie: di studio, di corrispondenza alla vocazione; ci fa umili e casti. Se uno sa approfittare di questa fonte di grazie, le riceve tutte. È mai abbastanza grande la divozione a Gesù Sacramentato. La Visita di mezzogiorno e della sera deve essere un piacere; stare davanti a Gesù in Sacramento come d avanti a un amico. Se sarete divoti di Gesù Sacramentato, non potrete non riuscire santi Missionari.
Pensieri sulla Vita Eucaristica
La nostra dovrebbe essere una vita Eucaristica. La nostra mente e il nostro cuore dovrebbero essere continuamente occupati del SS. Sacramento: non solo prima e dopo la S. Comunione, e nelle Visite a Gesù Sacramentato, ma anche durante il giorno, nello studio e sul lavoro.
Gesù Sacramentato dev'essere il centro attorno al quale continuamente ci aggiriamo, al quale, come tanti raggi, noi tendiamo; il centro da cui partono tutte le grazie per la Casa e per l'Istituto, ed a cui devono rivolgersi i nostri pensieri ed affetti. È Gesù dal Tabernacolo che regge questa Casa, così come regge tutte le Stazioni di Missione.
Gesù dal Tabernacolo, col suo occhio che penetra anche i muri, ci guarda continuamente e quasi mendica da noi un pensiero, un affetto, una comunione spirituale. Comprendiamo noi tanto amore? Ognuno lo pensi per sé e lo ricordi ai compagni.
S. Pasquale Baylon era divotissimo di Gesù Sacramentato. Quando morì, lo portarono in chiesa e, siccome era costume lasciare i cadaveri scoperti gli astanti videro che, durante la Messa, alla prima é seconda elevazione, aprì gli occhi. Anche da morto rivolgeva lo sguardo a Gesù Eucaristico! Non era solo divoto, ma viveva della ricchezza di Gesù Sacramentato. Preghiamo che di questa ricchezza possiamo aver parte anche noi.
Che fortuna aver potuto aggiungere un luogo di più, qui a Torino, dove sta Gesù in Sacramento!
Che fortuna aver già tanti luoghi in Africa, dove c'è Gesù Sacramentato! Io credo, anzi è certo che essi debbono attirare le grazie su quelle terre. Potessimo moltiplicarli quei luoghi.
È proprio una consolazione avere nella Casamadre più cappelle, dove Gesù sta notte e giorno. Alla Consolata sta in due posti e non è sempre possibile tener gli compagnia; tuttavia Gesù sta mai ozioso, semper interpeltans pro nobis(948).
I nostri due amori sono il Crocifisso e Gesù Sacramentato. Oh, avere un Tabernacolo dove Gesù se ne sta vivo come in Cielo!... In Africa poi, ove Gesù se ne sta in luoghi così miseri, voi dovete tenergli maggiormente compagnia.
Voi fortunati che avete il dormitorio sopra la Cappella! Se potessi dormir qui, vorrei mettermi proprio là, dove sotto sta il Tabernacolo!... Ma anche gli altri non ne sono molto distanti; e poi il Signore ha un vista molto acuta, che trapassa anche i muri!
Io sono ben contento che la mia camera sia proprio rivolta verso il SS. Sacramento; fa piacere. Ha una buona vista Lui!... Così anche dal letto si tira un filo non solo elettrico, ma addirittura telefonico! E questo giova assai, specialmente quando abbiamo qualche pena.
Desidero tanto che siate compenetrati di Mostro Signore!... Chi ama il Signore, non ha nessun tedio, nessuna solitudine... Fate " nostro " il Signore!
Io voglio che si prenda un vero amore a Gesù Sacramentato; un amore che duri non solo quando siamo in chiesa, ma sempre, dappertutto.
Mi piace tanto quando, sulla porticina del Tabernacolo, vedo raffigurato il pellicano... Siamo attaccati a Gesù Sacramentato e godiamo di nutrirci del suo Sangue!
Quella bella preghiera che noi Sacerdoti diciamo dopo Messa: Transfige, Domine Jesu, ... medullas et viscera animae meae!(949). Io aggiungo: et corporis mei. Non solo l'anima, ma anche il corpo. Transfige, va giù giù!... Sono preghiere che penetrano nel cuore, se non è di sasso! Così l'altra: Anima Christi... (950).
Queste preghiere ci aiutano a tenerci a posto; sono preghiere di Santi e bisogna recitarle adagio e gustarle. Come è bello! Suavissimo amoris tui vulnere,... ut liquefiat. Che non solo il mio cuore languisca, ma si liquefaccia di amore per Gesù Sacramentato!
Bisogna averne una raccolta di queste preghiere e dirle dopo la Comunione; dirle adagio e gustarle. Se il cuore parla da sè, allora lasciatelo parlare; ma se scappa, si recitano queste preghiere e si sta con Nostro Signore più che si può.
Dobbiamo rimanere alla sua presenza, come quei Santi che erano così compenetrati del mistero della Presenza reale, che al solo entrare in chiesa, " sentivano " se c'era o no il SS. Sacramento. E noi lo sentiamo?... Dovremmo aver fame e sete di andarlo a vedere e di amarlo!... Dovremmo essere sempre là!... Ma purtroppo c'è solo permesso rimanere quel poco.
S. Pio X concesse 300 giorni di indulgenza a chi, entrando in chiesa, va subito al SS. Sacramento, senza badare ad altro. E un po' umiliante per noi che Papa abbia dovuto concedere tale indulgenza!... Dovremmo farci l'abito di sentire la presenza reale Nostro Signore, e, sentendola, regolarci secondo la fede.
Sì, siamo divoti di Gesù Sacramentato. È il sole! Tutto si aggiri attorno a Lui, tutto sia indirizzato Lui!... Divozione piena, viva!
Pensieri sull'Eucaristia e l'apostolato
In questi tempi in cui è necessaria lazione cattolica, e conviene con tante opere
portarci al popolo che si allontana sempre più da Dio, il Signore suscita più viva la divozione al SS. Sacramento.
E un errore dei " modernisti " il dire che i tempi moderni esigono opere esterne e non tante preghiere; vita attiva e non contemplativa; che bisogna operare, lavorare, uscire dalla sacrestia, quasi che fosse tempo perduto quello impiegato a pregare! Essi, i " modernisti " lascerebbero anche il Breviario!
Il contrario ci indica il Signore con la fioritura di opere Eucaristiche, con le moderne istituzioni dei Sacramentini e Sacramentine, con l'Adorazione perpetua, con speciali pratiche Eucaristiche, quali le molte Ore di Adorazione.
Tutte queste istituzioni moderne sbagliano? È tempo perduto lo stare giorno e notte davanti a Gesù Sacramentato? No, no! Mosè, per ottenere la vittoria del popolo di Dio contro i nemici, non si pose comando, ma in posizione di preghiera, facendosi sostenere le braccia innalzate verso il Cielo.
I Sacramentini hanno tre ore al giorno di adorazione, senza contare le altre preghiere comuni. Non è tempo perso; c'è bisogno di preghiera per poter del bene. Un Missionario che credesse di assolvere il suo ministero con i molti viaggi e con il molto trafficare, sbaglierebbe. No, no, bisogna essere Sacramentini!
Vi voglio Sacramentini, cioè figli affettuosi di Gesù Sacramentato. Questo titolo dovrebbe essere di tutti i cristiani, particolarmente dei Religiosi e Sacerdoti, e più ancora dei Missionari.
Voi, benché di vita attiva, potete e dovete essere Sacramentini e restar raccolti nella clausura del vostro cuore. Dovete abituarvi ad essere veri Missionari Eucaristici. Così in Missione, quando avrete delle pene, saprete portarle ai piedi di Gesù, saprete indirizzare a Lui tante saette di amore; e così uniti a Lui, potrete fare molto bene.
Essere tanti Sacramentini: ecco il proposito che vi dò e che desidero che mettiate in pratica. Vivere proprio compenetrati della presenza di Gesù in mezzo a noi. In questa Casa è proprio solo per voi. Ah godetelo, godetelo! Dovete essere Sacramentini, non solo Consolatini!
Non basta lavorare, bisogna pregare, riparare. Voi, miei cari, fondatevi nella continua presenza di Gesù Sacramentato in voi e nel santo Tabernacolo. Quanta forza e quanta consolazione ne ritrarrete in Missione, nelle vostre difficoltà e pene!
In Missione specialmente voglio che Gesù Sacramentato sia il vostro consigliere, il vostro conforto, il vostro aiuto. Quando ci fosse qualche miseria, anche qualche peccato (siamo uomini!), ricorrete al SS. Sacramento.
Ricordate vi di S. Francesco Zaverio che, dopo aver faticato tutto il giorno, passava la notte davanti a Gesù Sacramentato; e, spossato, si addormentava poi là, proprio supra pectus Domini! (951).